martedì 1 aprile 2014

La mia piccola grande impresa

La Maratona di Roma vista da Francesco Crudo, un'atleta della Podistica Solidarietà che era al suo esordio su questa distanza. Una bella storia, forse una delle più belle storie della Maratona di Roma: grande tenacia e animo solidale. Questo resoconto è già stato pubblicato sul sito della Podistica Solidarietà.

Di massime e di racconti sulle Maratone ne esistono a migliaia, ma permettetemi di esprimere le sensazioni che quest’impresa mi ha regalato. 
Già un’impresa...agli occhi dei comuni mortali ma anche dei runners che non si siano mai cimentati oltre i 21,1 Km.
Già un’impresa...agli occhi dei medici che mi avevano vietato non solo di correre la Maratona, ma di correre in genere (“faccia meno km possibili”, come se al ritiro del pettorale ti facessero sconti!).
Già un’impresa…. anche ai miei occhi di tre anni fa, ma anche di venti giorni fa: tre anni fa perché iniziavo timidamente a muovermi dapprima a passo veloce e poi a correre; venti giorni fa perché dovevo ancora finire la RomaOstia (come prima mezza) ed il solo pensiero della Maratona mi terrorizzava.
Già un’impresa…agli occhi dei miei amici non runner, che con espressione tra l’incredulo ed il divertito mi schernivano con il solito “ma chi te lo fa fare”.


Ma non è per nessuno di questi motivi che mi sono recato alla partenza.
Il primo vero motivo, era l’appuntamento con un altro amico della Podistica (Fabrizio De Angelis) con cui ho condiviso tutta la meravigliosa esperienza, con cui avevo già corso la RomaOstia e con il quale ci eravamo dati l’obiettivo di “lisciare i sanpietrini”.
Il secondo era per dimostrare all’ospite inatteso che tutt’ora alberga in me che tutto si può affrontare e superare.
Il terzo era per mia figlia Carolina e per l’Associazione Angeli Noonan, per continuare a lottare contro le malattie genetiche.
L’obiettivo comune di tutti e tre i motivi era finire la Maratona, senza alcuna velleità cronometrica (anche ultimi, ma troppo scientifico da realizzare, meglio provare le sensazioni che guardare il cronometro), certo che però le condizioni meteo facevano propendere per rimanere a casa.
Come qualcuno di molto caro ha avuto a dirmi “il solo fatto di essermi presentato alla partenza era già una vittoria”, ma non bastava…dovevo correre, soffrire, sforzarmi e patire per entrare nel vero spirito della Maratona. E non che creda in assoluto al potere della catarsi (soffrire per purificarsi), eppure…

Ebbene fatte le dovute premesse, tutto però è stato fatto all’insegna della positiva realizzazione dell’impresa:
- la data: il 23 a Roma è benaugurante di per sé;
- la ventesima edizione: come non agognare la medaglia di finisher creata appositamente;
- l’incontro con gli amici della Podistica alle 7,30 del mattino;
- il discorso del Presidente (e soprattutto l’analogia della Maratona con la montagna ed il mare, tre cose meravigliose ma altrettanto da rispettare onde non incorrere in facili errori di valutazione);
- la pioggia in griglia (beh, forse questa no…);
- la partenza con il sole che fa capolino dopo l’acquazzone.

La partenza, con a fianco l’amico Fabrizio e migliaia di persone da tutto il mondo: colori e suoni che si mescolano nell’aria, un fluire di energia positiva che è difficile non palpare, incrociare amici, sguardi, ricevere e dare incitamenti, godere con gli occhi e con lo spirito della gioia della corsa come atto di sport puro.
Passare i controlli cronometrici e sentirsi insinuare dentro una debole certezza che l’impresa si può realizzare, avvertire i brividi lungo tutto il corpo e nuova linfa energetica fluire per i muscoli pregustando un traguardo ancora lontano.
Scoprire con lo sguardo scorci di Roma che quotidianamente non si apprezzano per la velocità con la quale si superano.
I chilometri passano, come il tempo, le facce, i sanpietrini e quella debole certezza diviene sempre più consapevole. Anche se si affacciano i dolori, la fatica, il freddo e lo sforzo, ma c’è sempre la certa presenza dell’amico Fabrizio che deve combattere contro un malanno che gli leva il respiro.
Iniziamo ad alternare la corsa con il passo e ci fermiamo a tutti i ristori, si recupera, si trovano nuove energie, si prosegue più al passo che correndo ma va bene così “tanto noi vinciamo la Maratona”.
Arriva Via del Corso, sulla destra si scorgono Antonella e Daniela, che contro il tempo (atmosferico, e orario, siamo ormai oltre le 5 ore) ci hanno aspettato per incitarci cosicché la nostra vittoria è la loro, momento di pausa, foto e ripartenza con gli amici del fit-walking.

Via del Corso tanto bella e tanto lunga che ci percuote arriva un acquazzone lungo e violento, ma ormai niente e nessuno ci può fermare; continuiamo imperterriti, abbiamo addosso la carica delle amiche orange e il traguardo che si era stagliato qualche metro prima, ora è più vicino.
Piazza del Popolo, Via del Babbuino, Piazza di Spagna, sanpietrini…benedetti sanpietrini… incontriamo l’amico Giovanni e il magnifico duo diventa trio fino alla fine. Traforo, Via Milano, Via Nazionale, intanto sulle vele del percorso oltre al vento si staglia la cifra iniziale 4.. L’emozione e la commozione s’impossessano di me ed alla domanda reiterata lungo tutto il percorso dall’amico Fabrizio “ci credi?” adesso la risposta è “”.

Inizia Via IV Novembre, scivola a terra un atleta dietro di noi vinto dai sanpietrini, corriamo a soccorrerlo ma per fortuna non è niente di importante, ci supera e prosegue, noi stringiamo le fila e proviamo a correre, lo facciamo fino alla fine, ultima curva si apre Piazza Venezia e sulla sinistra in leggera salita si staglia l’arco del traguardo, della vittoria, della realizzazione dell’impresa.

Si arriva in linea, tutti insieme, alzo le mani al cielo e le lacrime scavano il mio viso senza freni, il respiro si spezza dall’emozione, gli abbracci scaldano il cuore e quel dolce peso penzola al collo. “E’ fatta, ora sei un Maratoneta” mi dicono, ma non capisco più niente: la Maratona che allo stesso tempo ti svuota e ti riempie, è un treno di emozioni che ti investe e l’unica certezza è che hai conquistato la Maratona (o Lei ha conquistato te?) contro tutto e contro tutti.

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