lunedì 28 marzo 2011

Alzati e Corri - Lo avevo fatto

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Lo avevo fatto
    
Sì, lo avevo fatto, avevo richiesto l’iscrizione alla Maratona di Firenze. Mi ero candidato ad affrontare la "regina" delle corse su strada: Maratona, solo il nome incuteva un certa paura. L’avventura per me era iniziata nel preciso istante in cui l’avevo concepita e sarebbe stata una mia compagna fedele da lì fino al momento in cui la stessa si sarebbe definitivamente realizzata.

Non ci sarebbe stato giorno in cui quel pensiero non avrebbe fatto capolino nella mia mente; qualche volta sarebbe apparso come un pensiero positivo, in grado di rallegrare la mia giornata, altre volte sarebbe apparso come un pensiero negativo, in grado di incrinare la mia fiducia sul buon esito dell’operazione. In ogni caso sarebbe stato un pensiero in grado di focalizzare tutta la mia attenzione.

Fu così che iniziai ad approfondire l’argomento per cercare di dominarlo, usando in fondo la stessa strategia già usata nel caso della Roma-Ostia; del resto correre una Maratona non era una cosa di tutti i giorni e quindi richiedeva anche una certa preparazione mentale. Appena pochi mesi prima consideravo la Maratona una specialità per “superuomini”, e ora mi ero inopinatamente associato a questa categoria di persone fuori dal comune senza però averne gli attributi.

Avevo bisogno di dimensionare la sfida per sentirla alla mia portata e quindi, seguendo un mio tipico schema mentale, dovevo riuscire a comprenderne ogni sfaccettatura.

Per tutti gli aspetti relativi alla preparazione atletica mi sentivo “in una botte di ferro”, potendo contare sull’aiuto del presidentissimo Pino Coccia, detto anche Pino Coach, ma una Maratona era qualcosa che andava oltre la preparazione atletica.

Iniziai a peregrinare tra la miriade di fonti disponibili su Internet, cercando di trovare un filo logico tra il “tutto” e il “contrario di tutto”. Già perché in quel percorso di approfondimento mi resi conto che si poteva correre una Maratona con strategie molto diverse fra loro, addirittura con strategie contrapposte. Mi addentrai in argomenti  molto tecnici e difficili da dominare, come quelli relativi all’alimentazione e all’integrazione, che risvegliarono tutto il mio interesse per la fisiologia umana.

La Maratona entrò a far parte della mia vita quotidiana e anche in quella di amici, colleghi, e familiari, costretti ad assecondare la mia “follia”. Anche se va precisato che l’idea che io, già proprio io, ricordato come un “divanista” convinto, uno sportivo occasionale ed incostante, avessi deciso di lanciarmi in una sfida così ambiziosa, stimolava la loro curiosità, incoraggiando le domande più disparate. Alcune di queste domande dimostravano la scarsa conoscenza che la maggior parte del persone avevano di una disciplina che dal punto di vista mediatico non è certamente “sotto la luce dei riflettori”. 

In questo contesto la domanda più scontata e disarmante che si può rivolgere a un maratoneta o, come nel mio caso, a un aspirante tale, è:  “Ma quanti km sono una Maratona?”.  Segue la faccia sorpresa di fronte a quel “42” sparato con una punta di malcelato orgoglio come risposta a questa domanda.  Nel mio caso poi la sequenza prevedeva anche la seconda domanda di rito, ancora più disarmante della prima: “E quella di Firenze?”. Sempre “42”, tutte le Maratone sono lunghe 42 km, anzi, per essere più precisi, “42,195”. Una precisione che l’interlocutore normalmente interpreta come “pignoleria”. Avrei invece scoperto sulla mia pelle, che citare quel “virgola 195” non è una pignoleria, ma una doverosa operazione di verità: perché sono i 195 metri più lunghi della vita di un maratoneta.
     
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domenica 27 marzo 2011

Alzati e Corri - Una Maratona a portata di click

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Una Maratona a portata di click
    
Quando? Questa domanda risuonava nella mia mente in una forma che potrei definire ossessiva. Consultavo frequentemente il calendario podistico in cerca di un'ispirazione e in questa ricerca la mia attenzione tendeva a focalizzarsi sulla Maratona di Firenze, schedulata per l'ultima domenica di novembre.
 
Firenze, per ragioni di carattere personale, esercita sempre un'attrazione forte nei miei confronti e l'idea di affrontare una prova così ardua in un ambiente a me familiare mi appariva come una condizione ideale. Inoltre, il fatto che mancasse ancora così tanto tempo al suo svolgimento era un elemento per me molto rassicurante.
 
Scorrevo continuamente quel calendario, analizzando le tante Maratone che lo popolavano e cercando l'ispirazione definitiva. Alla fine però tutte le mie analisi sembravano convergere sulla Maratona di Firenze.
 
Mi mancava il coraggio per trarre la doverosa conclusione e richiedere l'iscrizione a questa prestigiosa Maratona, la seconda in Italia per partecipazione, dopo quella di Roma. In fondo bastava un semplice click per "superare il Rubicone" e dare ufficialmente il via a questa nuova avventura.  
 
C'era qualcosa che mi bloccava e mi impediva di farlo, ma l'attrazione cresceva giorno dopo giorno. Guardavo continuamente le foto della Maratona di Roma, soffermandomi su quel senso di sofferenza misto gioia che potevo leggere nei volti dei miei compagni di squadra immortalati a pochi metri dall'arrivo. Sentivo che avevo una grande voglia di vivere in prima persona quelle stesse emozioni. Eppure non riuscivo ad andare fino in fondo e cliccare sulla voce "Mi voglio iscrivere a questa gara".
 
Fu un elemento che potrebbe apparire insignificante a forzare la mia decisione. In una delle tante riflessioni che facevo intorno alla Maratona di Firenze soffermai la mia attenzione sulla data. Fino a quel momento avevo letto quella data in modo generico, come l'ultima domenica di novembre, mentre quel giorno notai che quella data era il 27 di novembre.
 
Vi avevo già detto che in questa storia le date sono importanti e quel 27 novembre aveva un valore altamente simbolico per me. Il mio primo goffo tentativo di correre era datato 27 novembre del 2010 e la Maratona di Firenze si correva il 27 novembre del 2011, esattamente un anno dopo. Come potevo sottovalutare questo curioso elemento?
 
Non avevo più scuse, dovevo farlo. L'esordio in Maratona era lì a portata di un semplice click e io non potevo o semplicemente non volevo tirarmi indietro. La mia mano guidò decisa il mouse su quel pulsante che era sempre lì in attesa della mia decisione. Click. Lo avevo fatto, avevo dato il via ad una nuova avventura. Mancavano ancora 8 mesi, ma quella sfida la sentivo molto vicina, anche troppo.
 
Quel pensiero avrebbe accompagnato ogni mia giornata, fino a quel 27 novembre.
     
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domenica 20 marzo 2011

Alzati e Corri - Galeotto fu l'incontro

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Galeotto fu l'incontro
    
La Roma-Ostia era stata per me fonte di grande soddisfazione, ma il dolce sapore di quel successo aveva al contempo combinato un vero e proprio "disastro" perché aveva generato un salto di qualità rispetto alla mia passione per la corsa.
 
Ormai ero completamente entrato "in fissa" per questo sport e le mie partecipazioni alle gare si facevano più frequenti. Mi sentivo sempre più integrato con il mio team e questo rendeva ancora più divertente la mia partecipazione alle gare. Il pre-gara e il post-gara sono due importanti momenti di socializzazione che creano un clima di grande coinvolgimento. Cominci a sentirti un elemento importante del gruppo e quindi quando decidi di non partecipare a una gara ti sembra quasi di tradire i tuoi compagni. Nella Podistica Solidarietà esiste poi una relazione diretta tra premi di società vinti e donazioni effettuate e quindi la partecipazione a una gara è qualcosa di più di una questione sportiva, diventando di fatto una questione solidale. Infatti i premi di società vengono vinti secondo un criterio quantitativo di partecipazione e, in alcuni casi, un atleta in più o in meno può fare la differenza. Sapere che la tua corsa può trasformarsi in una "donazione" a un'associazione con finalità benefiche rappresenta una grande motivazione.
   
In ogni caso la "febbre della Roma-Ostia" aveva generato in me la voglia di pormi un nuovo obiettivo ambizioso e sfidante, un obiettivo che mi permettesse di vivere ancora quelle emozioni che avevano preceduto la mia partecipazione alla mezza maratona più prestigiosa d'Italia. 
 
Tre settimane dopo la Roma-Ostia a Roma si correva la Maratona di Roma, la più importante manifestazione italiana sulla distanza di 42.195 metri. Venni completamente "catturato" dal vortice di emozioni dei miei compagni di squadra e passai ogni momento libero a "navigare" nell'area social del sito della Podistica Solidarietà, leggendo tutti i commenti che riguardavano la Maratona di Roma. In modo particolare ero affascinato dai commenti inseriti dagli esordienti sulla distanza, i quali mostravano di essere in preda alla stessa "febbre" che mi aveva colpito prima della Roma-Ostia.
 
Questa volta però fui sufficientemente saggio da non lasciarmi coinvolgere al punto di giocare di azzardo e di buttarmi in quell'avventura. Folle sì, ma non fino a quel punto. In quei giorni maturai però la certezza che prima o poi avrei corso una Maratona. Non sapevo quando, non sapevo come, ma dovevo farlo, perché quella era la "madre di tutte le corse".
 
In prossimità di quella manifestazione alcuni atleti della nostra società avevano organizzato un incontro per trattare il tema della partecipazione alla Maratona da punti di vista diversi, in modo particolare dal punto di vista della preparazione atletica necessaria e dal punto di vista della preparazione mentale. Non me lo feci ripetere due volte e aderì immediatamente all'invito ricevuto via mail. Avevo bisogno di capire meglio cosa significasse realmente partecipare a una Maratona. Arrivai all'appuntamento carico di curiosità e mi ritrovai ad ascoltare gli interventi dei relatori con estrema attenzione. Sapendo di essere un "corridore di testa" e non "di gambe", venni completamente catturato dagli interventi di natura mentale e dalle vivaci discussioni che esse scatenarono. La relazione sulla preparazione atletica risultò invece scoraggiante perché secondo il relatore la partecipazione a una Maratona prevedeva un programma di allenamento che mi sembrava troppo difficile per le mie possibilità e anche per il tempo a mia disposizione.
  
Nonostante questo particolare aspetto, quando uscii dalla sala e ripresi la via di casa, ebbi la sensazione che uno strano ghigno si fosse scolpito sulla mia faccia. Ripassavo mentalmente i contenuti della relazione di Francesca, la psicologa che aveva trattato il tema della preparazione mentale, e mi sentivo sempre più attratto dall'idea di partecipare a una Maratona. Galeotto fu quell'incontro.
 
Domenica 20 marzo, il grande giorno della Maratona di Roma, mi alzai di buon ora e mi recai all'appuntamento dei nostri maratoneti, sulla scalinata di Colle Oppio, per vivere insieme a loro le grandi emozioni che circondavano questo evento. Non c'è miglior modo per ammalarsi che recarsi a un appuntamento con centinaia di persone malate e che fanno di tutto per trasmettere il loro virus, persone che non usano alcuna precauzione nei confronti dei loro amici ancora sani.
 
La Maratona è una grande festa di popolo e quindi è difficile non lasciarsi coinvolgere da questo tipo di manifestazioni. Fu così anche per me. Quando lasciai l'area della Maratona per tornare a casa ero ormai in preda alla "febbre della domenica mattina" e dentro la mia testa le domande che iniziavano con "se" avavano già ricevuto la loro risposta. Nella mia testa era rimasta una sola domanda, molto secca e puntuale: "Quando?". 
     
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