giovedì 31 luglio 2014

Le corse della Solidarietà

Sono in arrivo "le corse della Solidarietà", un trittico di competizioni molto diverse tra loro ma accumunate da una grande finalità solidale.
 
Partiamo proprio dalla finalità, il sostegno alla causa dell'Associazione Malati Ipertensione Polmonare (AMIP) che è appunto la lotta contro l'Ipertensione Polmonare, una malattia "carogna" che toglie il respiro a chi ne è affetto.
 
Per questa ragione centinaia di runner si cimenteranno in prove molto diverse fra loro per fare da "cassa di risonanza" rispetto a questa malattia, perché informare, in questo caso, significa salvare vite umane. Tanti podisti che doneranno "il loro respiro a chi ne è rimasto senza".
 
Tutti insieme perché le battaglie si vincono insieme, e come recita il motto dell'AMIP: insieme si può.
 
Sarà una catena umana di solidarietà, lunga ben 75 km, perché si tratta della sommatoria dei:
  • 10 km del Marsia Fast Trail, un trail che si svolge domenica 24 agosto, a Marsia di Tagliacozzo, nella faggeta più grande d'Europa.
     
  • 10 km della Gara della Solidarietà di Tagliacozzo, una corse su strada che si svolge domenica 7 settembre a Tagliacozzo, su un percorso "sfidante".
       
  • 55 km dell'Ultratrail del Mandriano, un trail che si svolge sempre domenica 7 settembre a Tagliacozzo, su un percorso impegnativo ma meraviglioso.
Insomma, ce n'è per tutti i gusti e tutti potranno fornire il loro importante sostegno all'AMIP, scegliendo la gara più adatta alle loro caratteristiche.
 
Quando realizzo quanto sia diventato solido il rapporto tra il mondo delle corse e la battaglia contro l'Ipertensione Polmonare ho sempre un piccolo "nodo alla gola", perché quando ho incontrato per la prima volta gli amici dell'AMIP non potevo certo immaginare questa evoluzione. Un'evoluzione che è merito di due società, la Podistica Solidarietà, e la Tibur Ecotrail, che è anche la società che organizza questo trittico di gare. A "condurre le danze" ci saranno quindi gli inarrestabili Massimiliano Rossini e Serena Latini, una garanzia di successo. 
 
Ci aspettano quindi due grande giornate di sport e solidarietà, con tre appuntamenti che vale la pena vivere.

martedì 29 luglio 2014

Cento giorni di sport

Da alcuni giorni ho aderito a un nuovo gruppo e attraverso questa adesione ho di fatto acquisito un nuovo obiettivo, quello espresso esplicitamente dal nome del gruppo stesso: Cento giorni di sport.
  
Chi aderisce a questo gruppo si impegna a praticare almeno 30 minuti di sport al giorno per 100 giorni consecutivi. E' ammesso qualsiasi tipo di sport, a condizione  che lo sforzo fatto generi un minimo impegno di carattere cardiovascolare.  
 
Nessuno controlla nessuno per cui ci si fida delle spontanee dichiarazioni di coloro che si impegnano al raggiungimento dell'obiettivo. Quando un partecipante dichiara di aver raggiunto la quota di 100/100, il suo nome viene iscritto nel registro informale dei "centisti". Chiaramente se qualcuno dei partecipanti "buca" l'obiettivo, nel senso che lascia passare un intero giorno senza praticare sport, azzera il proprio contatore e ricomincia da capo, 
 
Inutile barare, anche se i premi per chi raggiunge l'obiettivo sono di grande valore, perché a questo gioco si vincono il benessere, la motivazione e l'autostima.
 
Non so bene di chi sia stata l'idea, ma credo che si tratti di un'iniziativa lanciata dal Dott. Luca Speciani, il padre della DietaGIFT, uno che di benessere se ne intende. Comunque per non sbagliare cito anche gli altri amministratori del Gruppo e cioè Raffaella Boldrini, Mauro Righes e Manuela Navacci.
 
All'iniziativa principale si vanno affiancando nuove iniziative, come quella del CENTonic, che prevede l'impegno a dedicare 15 minuti al giorno ad esercizi di tonificazione muscolare.   
 
Per saperne di più o per aderire è necessario accedere al gruppo Facebook [cliccando qui]

lunedì 28 luglio 2014

Sulle strade dell'Ente Maremma

Sabato scorso, dopo una parentesi trail molto impegnativa, sono tornato alle corse su strada con una gara organizzata dagli amici dell'Associazione Caere Trekking, capitanata dall'inarrestabile Sandro Vecchietti
   
Corri sulle strade dell'Ente Maremma è una prova impegnativa di 9 km che si svolge nel comune di Cerveteri e in particolare nello splendido Borgo Medioevale di Ceri. Una gara ben organizzata con quel modello di organizzazione che io definisco "alla buona", espressione che per me ha una connotazione estremamente positiva. Una gara "alla buona" è infatti una gara organizzata in modo efficace, senza però sacrificare il clima di informalità e di amicizia che resta la caratteristica prevalente della manifestazione. Una gara dove nessuno finisce per "prendersi troppo sul serio", e dove nessuno dimentica che la corsa è un "esercizio di puro divertimento".  
  
Insomma in una corsa così nulla raggiunge la perfezione, eppure tutto funziona a meraviglia, e la soddisfazione generale la puoi leggere nel sorriso che domina il volto di organizzatori e partecipanti. Anche qualche inconveniente, come quello dell'arco della partenza troppo grande per le dimensioni della strada, diventa occasione per rendere ancora più "cameratesco" il clima generale.
  

giovedì 24 luglio 2014

Una APP mi salverà?

Dopo un'infanzia e un'adolescenza vissuta costantemente "sotto peso", ho iniziato la mia eterna "battaglia contro il peso", cioè contro la mia tendenza a "lievitare".
   
Sono riuscito sempre a mantenermi entro certi limiti, evitando di sconfinare nell'obesità, ma questo a costo di sacrifici e con il cosiddetto effetto "a fisarmonica". Credo di aver sperimentato tutti i regimi dietetici esistenti, senza però riuscire a trovare una reale stabilità. E questo nonostante abbia acquisito molte conoscenze rispetto ai principi nutrizionali e avendo piena consapevolezza delle regole che andrebbero rispettate. 

Probabilmente il mio "metabolismo" ha perso tutti i punti di riferimento e fatica a comportarsi in modo "razionale", ma questa è una mia precisa responsabilità. La corsa mi ha aiutato in questa strategia di "controllo del peso", ma la mia eterna battaglia è ancora in corso e non è stata vinta. 
  
In questi giorni sto seguendo un nuovo "protocollo alimentare" che sembra stia fornendo i primi risultati, i quali però dipendono solo in parte dalla qualità del protocollo, ma soprattutto dalla mia volontà di rispettarlo. 

In parallelo ho iniziato anche a sperimentare l'uso della "tecnologia" a supporto della mia strategia. In modo particolare l'uso di alcune APP disponibili per il mio smartphone. Ne sto sperimentando due in contemporanea: Lifesum e MyFitnesspal. Sono due APP che svolgono la stessa funzione di controllo del regime alimentare, tenendo conto delle caratteristiche fisiche dell'individuo, dello stile di vita, degli obiettivi che si vogliono raggiungere.    
  

sabato 12 luglio 2014

Maratona Alzheimer - insieme per cancellare il silenzio

Non è mai semplice aprire le segrete stanze della propria anima, là dove risiedono i sentimenti e le emozioni più profonde, là dove si preferisce "soffocare" le proprie sofferenze, come quelle generate dall'assistere impotenti all'evolvere di una malattia che distrugge il rapporto con un familiare, creando un muro di incomunicabilità. Ancora di più se quel familiare è tua madre.
  
Oggi ho deciso di farlo, rendendo pubblica la mia sofferenza, per sostenere quella che ritengo una "giusta causa": promuovere un'iniziativa podistica che vuole essere un atto di forte testimonianza contro una malattia silenziosa, ma devastante sia nei confronti del malato sia nei confronti di chi gli vive accanto. Perché insieme è possibile cancellare il silenzio!  
  
La Maratona Alzheimer, organizzata dall'Associazione di Amici di Casa Insieme, che si corre a Cesenatico domenica 21 settembre 2014, con prove competitive da 42km, 30 km e 16km.
 
Perché una Maratona contro  l'Alzheimer? Per un fatto meramente simbolico, perché esiste un aspetto comune tra i malati di Alzheimer e i maratoneti: i malati che presentano il cosiddetto “wandering”, camminano senza una meta precisa alla ricerca di un luogo dal quale trarre benessere, viceversa, i maratoneti trovano il loro benessere in modo consapevole attraverso la corsa.
 
E per un maratoneta appassionato come me, che ha vissuto così da vicino l'esperienza dell'Alzheimer, questo è un appuntamento da onorare.
  
Perché io ho visto quegli sguardi persi nel vuoto, ho osservato quei finti sorrisi per difendersi da chi giorno dopo giorno si trasforma in un estraneo, ho ascoltato quegli interminabili silenzi a fronte di domande a cui non c'era più una risposta. Ho osservato quella "bestia silenziosa" nutrirsi dei ricordi e dei sentimenti, alzare un muro di incomunicabilità tra persone legate fra loro da legami che sembravano indissolubili.
 
Io ho conosciuto l'Alzheimer da vicino, l'ho guardata negli occhi e l'ho odiata con tutte le forze. Ho rimpianto ogni abbraccio perso, ogni parola non detta, soprattutto quelle che non ho potuto dire perché ormai era inutile.
  
E ho provato la solitudine che prova ognuno di coloro che viene circondato da questa malattia carogna, sentendo addosso la responsabilità, di essersene accorto troppo tardi, di aver scambiato i silenzi per riservatezza, di aver sorriso alle prime dimenticanze.
  
Mi sono chiesto tante volte cosa avrei potuto fare per sfogare la mia rabbia contro questa infame malattia. Cosa avrei potuto fare per aiutare chi ha vissuto oppure sta ancora vivendo questa triste esperienza.
  
Ora ho scoperto che grazie a questa gara posso almeno fare una cosa semplice e che mi riesce abbastanza bene: correre. Posso usare la mia passione per la corsa, una passione nata anche come reazione a quei terribili anni che mi hanno strappato via gli affetti più cari, le radici della mia esistenza. 
  
Una Maratona contro l'Alzheimer. Non so se questa corsa mi aiuterà a liberarmi definitivamente dei miei incubi e a ritrovare i ricordi più belli della vita vissuta con mia madre prima della malattia, ricordi oggi sepolti sotto una pesante coltre. Spero però che questa corsa possa contribuire a far sentire meno solo chi si confronta quotidianamente con l'Alzheimer. Perché "insieme" è più facile combattere, perché insieme è possibile cancellare il silenzio.
  
Ritrovandomi insieme a tanti altri runner, spero però di superare quel vuoto e quella solitudine che da allora non mi hanno mai abbandonato, nonostante i tanti affetti che ancora mi circondano. Ma nessuno e niente può riempire lo spazio lasciato vuoto da una madre, dalla trista esperienza di averla vista soffrire.
  
INSIEME PER CANCELLARE IL SILENZIO!
 
Per saperne di più: http://www.maratonaalzheimer.it/ 

lunedì 7 luglio 2014

Saggezza o debolezza?

Questa riflessione ruota intorno alla mia ultima partecipazione all’Ultra Trail dei Monti Simbruini (UTMS), una gara con la quale volevo entrare nel “gotha” degli ultratrailer, che, per chi non fosse molte esperto della materia, sono quei runner in grado di superare la fatidica soglia dei 42 km in gare di Trail Running, che si svolgono su percorsi "in natura" e generalmente molto impegnativi.
   
Avevo deciso di lanciare questa sfida "a me stesso" in occasione del compimento dei miei 50 anni e per questo avevo scelto l’UTMS, perché dichiarato inizialmente come una Trail di 50 km, ma che poi nel tempo si è "allungato” raggiungendo i 56 km ufficiali, e, secondo qualcuno dei finisher, i 58 effettivi.
   
Ieri la partecipazione alla gara e la decisione di ritirarmi al 38’ km, ritiro “ponderato” e “attuato” a fronte di una valutazione che ha tenuto conto  delle oggettive difficoltà di un percorso molto duro, e aggiungerei "troppo duro" per le mie capacità. Ritiro che ho affrontato con la massima serenità e senza alcun rimpianto, e che mi ha permesso di tornare a casa tutto intero e in buono stato. Alzarmi questa mattina senza alcun dolore, se non un leggero risentimento dovuto a una caduta occorsa nei primi chilometri di gara, è diventata “la mia personale medaglia”.
Al di là di questa sintesi, mi sono chiesto razionalmente, se questo ritiro rappresenti per me un segnale di saggezza oppure di debolezza
  
Partire con un obiettivo e poi rinunciarci a prova "in corso", senza una costrizione (come un infortunio), potrebbe essere interpretato facilmente come un segnale di debolezza, di mancanza di determinazione e spirito di sacrificio. Usando espressioni molto “gettonate” nello sport, potrei dire che alla prova dei fatti non sono stato capace di “stringere i denti”, di “soffrire”.

Del resto ero stato informato che si trattasse di una gara molto impegnativa e su una distanza per me proibitiva (anche se la realtà è andata oltre la previsione) e quindi avevo tutti gli elementi per decidere preventivamente di “non partecipare”, considerata anche la mia condizione attuale di scarsa forma. Aggiungo che leggendo la descrizione del percorso, pubblicata da un sito web, avevo compreso che la parte peggiore l’avrei incontrata a partire dal 31’ km, a cominciare cioè dall’ascesa al Monte Tarino. Da lì in poi sarebbero state “lacrime e sangue”. 
 
Però ho deciso di provarci lo stesso e di confrontarmi con le asperità del percorso, anche se avevo maturato la quasi certezza che non sarei riuscito a completare i 56 km nel tempo limite di 12 ore. Questo può essere un argomento che va a favore dei teorici della “debolezza”, perché partire con la convinzione di non farcela, significa partire sconfitti.
  
Posso anche aggiungere che già al ristoro del 30’ km, avevo pensato di ritirarmi e questo consapevole di che cosa mi avrebbe atteso nei 26 km successivi. Però sono ripartito, spronato dal mio compagno di viaggio Fabrizio, e ho affrontato la maestosità del Monte Tarino, per poi decidere il ritiro al raggiungimento del successivo ristoro. Sono certo che se mi fossi ritirato al 30’ km avrei vissuto questo ritiro con sofferenza, mentre al 38’ km l’ho potuto affrontare con la massima serenità, perché in quel tratto di 8 km durissimi e molto tecnici ho compreso che se avessi continuato sarei andato oltre le mie capacità, oltre i miei limiti.
   
Ora sui limiti potrebbe innestarsi un dibattito infinito, basato sulla dicotomia tra limiti mentali e fisici, rischiando di finire vittima di chi sostiene la teoria che i limiti fisici non esistono e che i limiti sono tutti mentali. Una teoria che non condivido. Sono certo che la maggior parte delle nostre scelte sono condizionate da limiti di carattere mentale, che sono quelli che ci impediscono “di partire”, “di provarci”, Ma una volta superati i limiti di carattere mentale, dobbiamo acquisire una corretta consapevolezza dei limiti fisici. Liberandoci dei limiti mentali possiamo cioè “alzare l’asticella”, ma non possiamo “alzarla” all’infinito.

Ma cosa è successo esattamente dal 31’ al 38’ km? E’ successo che il percorso è cambiato “drammaticamente”, diventando estremamente tecnico. Tanto per intenderci non sono più riuscito ad infilare due passi di corsa in sequenza, non tanto per la stanchezza, quanto per la sensazione di insicurezza e di rischio dovute alle pendenze e alla conformazione del terreno. 
  
La certezza che dopo il ristoro del 38’, avrei dovuto affrontare altri 18 km molto tecnici e  caratterizzati da salite impervie e discese “pericolose”, mi ha fatto maturare la convinzione razionale che avevo raggiunto i miei limiti, almeno quelli attuali, e che era “giusto” prendere questa decisione.

Giusto per me, ma anche giusto nei confronti degli organizzatori. 
   
Questa convinzione di aver maturato la decisione “giusta”, di aver mantenuto un senso del limite, mi portano a pensare che la mia decisione sia stata questa volta una dimostrazione di saggezza.
   
Aggiungo un’altra cosa: nelle mie meditazioni su cosa la “corsa” rappresenta per me, su quali siano le motivazioni che hanno portato, Mr ZAC, a diventare un runner appassionato, non posso e non devo  dimenticare le dimensioni del “divertimento” e del "benessere".  Anche quando “soffro”, perché la corsa per me è anche sofferenza fisica e mentale, anche quando metto a dura prova me stesso, le dimensioni del “divertimento” e del "benessere", rappresentano per le motivazioni principali. La corsa per me on può essere ridotta al raggiungimento di un traguardo. Anche perché il mio vero traguardo è nell’impegno che ci metto per migliorarmi, è nella decisione di partire, di provarci. Arrivare e superare il traguardo fisico, rappresentato dall’arco di gomma, è importante, bello ed emozionante, ma non deve mai farmi dimenticare i veri motivi per cui corro. E la sofferenza non deve mai prevalere sul “divertimento" e sul "benessere". 
   
Ieri dal 31’ al 38’ km, ho maturato la convinzione che se avessi continuato avrei sacrificato la dimensione del “divertimento”. In cambio di cosa? Di una medaglia, della gratificazione di dire ce l’ho fatta, o del piaceredi sentirmi dire dai miei amici che sono un eroe? 
    
Aggiungo a mio favore che se solo 3 anni fa qualcuno mi avesse detto che avrei fatto 38’ km in quelle condizioni, lo avrei “segnalato” per un ricovero coatto in qualche clinica psichiatrica. Aggiungo anche che i veri amici sono sempre pronti e a sostenerti anche di fronte a un cedimento, mentre i finti amici sono pronti a giudicarti sempre, nel bene e nel male.  
  
Sono quindi convinto che ieri la mia sia stata una scelta saggia, anche un po' coraggiosa e quindi questa volta l'applauso me lo faccio da solo, segno che il raggiungimento dei 50 anni qualche riflesso positivo lo ha avuto. 
  
Chiudo con questa bella frase di Giorgio Faletti (scomparso da pochi giorni) che sottolinea questo mio momento: "Ma il coraggio è anche questo. La consapevolezza che l’insuccesso fosse comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai..."

Mr ZAC

PS  Mi scuso con i miei "compagni di viaggio" ai quali ho motivato il mio ritiro con un problema fisico. In effetti il doloretto al ginocchio c'era, ma non ha avuto alcun peso sulla mia decisione. Non volevo "farmi convincere" a recedere dal mio proposito e volevo che loro affrontassero il finale di gara senza troppi condizionamenti.

giovedì 3 luglio 2014

Trail Running - #3 - L'uso dei bastoncini

Il Trail Running è una particolare variante della corsa, o più in generale del podismo, che si svolge su percorsi di montagna, quei percorsi cioè che sono tipici dell'escursionismo. Gli stradisti che affrontano le prime prove Trail si pongono una serie di domande su questa specifica specialità. Io con questi post dedicati cerco di fornire qualche risposta a queste domande raccontando la mia esperienza di "tap runner", cioè di uno che affronta il Trail con uno spirito moderatamente competitivo, senza l'assillo del tempo e della velocità.
  
C'è sempre una grande discussione intorno all'uso dei bastoncini da trekking nelle gare di Trail Running. Ricordiamo che il Trail Running viene considerato in qualche modo la versione competitiva del trrekking e quindi la domanda intorno all'uso dei bastoncini è sostanzialmente legittima. 
La mia esperienza, e un po' di studi fatti sull'argomento mi portano a dire che l'uso dei bastoncini ha un "ritorno positivo" in salita e in discesa, mentre nei tratti pianeggianti, dove si corre di più, diventa di fatto un'aggravante.
  
In salita è provato il beneficio dell'uso dei bastoncini in termini di riduzione dello sforzo muscolare a livello delle gambe, almeno il 15% in meno, e questo perché una parte dello sforzo muscolare complessivo viene assorbito dai muscoli delle braccia. Personalmente posso affermare con certezza che in salita il beneficio si ripercuote anche a livello della schiena. Salite lunghe e ripide caricano molto i muscoli della schiena, mentre con i bastoncini parte di questo carico viene assorbito dalle braccia e dalle spalle.
   
In discesa la discussione è più accesa, ma è comunque provato che l'uso dei bastoncini riduce il carico sulle ginocchia, anche in misura considerevole. Dal mio punto di vista i bastoncini in discesa possono diventare uno strumento di sicurezza, perché aumentano i punti di appoggio, favorendo stabilità ed equilibrio.