lunedì 28 dicembre 2015

Maratombola 2015: una festa MARAvigliosa...

Come si potrebbe chiudere meglio un lungo anno podistico se non correndo una Maratona? Se poi questa corsa si svolge all'interno di una manifestazione in pieno "clima" natalizio e ha anche una finalità solidale, allora non si può desiderare di meglio. 

Sto parlando ovviamente della Maratombola, una maratona giunta alla sua seconda edizione e che ha visto impegnati 170 runner sul circuito ricavato all'interno della pineta di Castel Fusano. Ad organizzarla quei "ragazzacci" della Marathon Truppen, con il supporto dell'associazione sportiva Purosangue, a cui vengono destinati i proventi della manifestazione, fondi che vengono utilizzati per sostenere alcuni progetti solidali. 

Come già detto in precedenza siamo solamente alla seconda edizione, ma la macchina organizzativa è andata oltre ogni aspettativa, ed è stata in grado di curare ogni singolo aspetto di una manifestazione podistica, che, al riscontro dei fatti, non ha nulla da invidiare alle Maratone più famose. La composizione del pacco gara, la distribuzione dei pettorali, il percorso misto, la "ricchezza" del ristoro, il servizio fotografico, il numero dei premi assegnati attraverso l'originale "tombolata" finale, tutto contribuisce a soddisfare le esigenze del podista, anche di quello più sofisticato. 

E anche quest'anno Mr Zac ha vissuto la Maratombola da un'angolazione particolare, quella dello sponsor, nel senso più autentico e nobile del termine, perché sponsorizzare significa "sostenere" e la presenza de La Strada del Benessere in questo contesto ha avuto la principale finalità di "sostenere" i 170 maratoneti nella loro fatica, fornendo loro i sali minerali necessari a mantenere un adeguato equilibrio idrosalino, salvaguardando in questo modo sia la prestazione sportiva sia lo stato generale di benessere.

E come sempre è stata un'esperienza molto positiva, un modo per sentirsi "runner" anche senza correre (anche se la tentazione di spogliarmi e gettarmi tra i viali della pineta è stata molto forte), un modo per sentirsi parte di un bel team. Una sensazione molto bella e rafforzata dal fatto che tra i 170 runner c'erano tanti amici e tra questi tanti compagni di squadra. Scambiare con loro un commento, un saluto, un sorriso ad ogni passaggio al ristoro ha reso ancora più piacevole questa lunga giornata di sport. 


mercoledì 18 novembre 2015

una festa...nonostante tutto

Tutto era iniziato nel migliore dei modi, con la tradizionale preparazione del percorso insieme all'amico Carmine, il vero deus ex machina della Maratonina di S.Alberto Magno, giunta alla 31a edizione. 

Le previsioni della vigilia sono incoraggianti, le preiscrizioni continuano a crescere e il telefono di Carmine continua a "bippare". Ad ogni bip corrisponde un nuovo SMS, che si traduce in una nuova adesione. La parte del leone tocca sempre alla Podistica Solidarietà, e anche su questo fronte si prevede una partecipazione da record, con oltre 75 podisti solidali che hanno deciso di colorare di arancione il parco delle Sabine. Del resto quando c'è una finalità solidale, la Podistica Solidarietà c'è sempre.
Tra me e Carmine si sviluppano le solite discussioni sui cartelli da affiggere, sulla posizione delle frecce, delle fettucce e dei "sottovasi", discussioni che si ripetono ogni anno e che ormai fanno parte della tradizione. Del resto un po' di scaramanzia non guasta e tutto assume il senso di un rito portafortuna. 
Tutto sembra procedere per il meglio, almeno fino a venerdì sera. Sto per andare a letto, un po' prima del solito, perché il sabato ci sarà da "correre", dalle prime ore del mattino. Come ogni sera, prima di coricarmi, do una sbirciata alle ultime notizie e lì succede l'inimmaginabile. La televisione trasmette immagini di morte, terribili. Le notizie si accavallano una dopo l'altra e mi lasciano interdetto: 20 morti, 30, 40, e così via in un escalation senza fine. Non riesco a spegnere, rimango incollato alla TV fino alle 4 del mattino. 

Vado a dormire pensando a quella immane tragedia, e quel senso di attesa che mi pervade ogni volta prima di questa maratonina sembra ormai definitivamente compromesso. La mattina rifletto sul da farsi e sono sempre più costernato. Ma poi ho un moto di rabbia, penso che l'obiettivo dei terroristi è proprio quello di cambiarci, di trasformarci in quello che non siamo, di intristirci, di farci perdere la voglia di vivere e di godere delle cose semplici, di stare insieme, di distruggere la nostra socialità.

Vogliono farci essere "il contrario" di quello che siamo. Ecco, il contrario. Ho deciso, correrò con la canotta al contrario. No, non riusciranno a cambiarci. 

Arrivo al luogo del ritrovo e mi lascio coinvolgere dal fervore dei volontari che curano ogni aspetto dell'organizzazione. La maggior parte di loro sono giovanissimi e riescono a trasmettermi tutto il loro entusiasmo e la loro voglia di vivere. Sono nuovamente pronto.
  
Dopo un fugace pranzo torno sul luogo del misfatto, attraversando a piedi il parco, per vedere che tutto sia a posto, che le fettucce e i cartelli siano ancora là dove devono essere. Arrivo sul luogo del ritrovo che sono appena le 14.00, ma l'invasione orange è già cominciata. Intorno a Raffaele, che si è fatto carico della distribuzione dei pettorali anche se non può correre, c'è già il pienone.  



Da quel momento in poi è un susseguirsi di emozioni che rimarranno a lungo dentro di me. Negli occhi di tutti leggo lo sbigottimento e la preoccupazione per gli eventi accaduti il giorno prima, ma anche la voglia di non rassegnarsi alla paura. Questa corsa sarà una festa, una festa nonostante tutto. Il minuto di silenzio sembra infinito, ma la voglia di correre, di assaporare quel senso di libertà che solo la corsa può regalare, supera tutto: una sorta di rivincita della vita sulla morte.


martedì 1 settembre 2015

Alzati e Corri - Una mano tesa...

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Una mano tesa

Un altro capitolo di "Alzati e Corri, dal divano alla Maratona in 365 giorni".
 
Questa volta il capitolo è dedicato allo straordinario incontro con Fabio Tucci, e al suo grande gesto di solidarietà, a quella mano tesa che mi ha "tirato fuori" da una situazione di difficoltà, ricordandomi l'importanza di "stringere i denti" e di ragionare con un atteggiamento positivo, anche in quei momenti in cui verrebbe voglia di mollare e di fermarsi.
[...]

Prendo la sua mano e insieme arriviamo al traguardo, immortalati da una fotografia che ricorda la più famosa fotografia della “borraccia” scambiata tra Coppi e Bartoli. In quel caso nessuno è riuscito ad affermare con ragionevole certezza chi avesse offerto la borraccia all’altro, mentre nel nostro caso non ci sono dubbi, è stato quel compagno di squadra, al secolo Fabio Tucci, a tendere la mano a me e a “trascinarmi” al traguardo. Un gesto importante ma non così inusuale nel mondo della corsa.

Infatti la corsa è uno spaccato della società contemporanea, in cui puoi ritrovarci tutti i pregi e i difetti della mondo attuale. Ci sono senz’altro runner che si caratterizzano per individualismo e competitività estrema, ma ci sono anche tanti runner che non rinunciano a guardarsi indietro e se serve a fermarsi per aiutare un altro runner in difficoltà. E come accade nella vita di tutti i giorni, quando ti vieni a trovare in una situazione di difficoltà,  quando credi che tutto sia compromesso, puoi sempre trovare qualcuno disponibile a tenderti una mano e a tirarti fuori da quella situazione. Per questa ragione, nella corsa, come nella vita, è importante "non arrendersi mai".

[...]

Alzati e Corri è una storia tutta da scrivere.
E' la mia storia, la storia ordinaria di una persona che in uno dei periodi più difficili delle propria esistenza, ha deciso di darsi “una scossa” con l’obiettivo di recuperare un decoroso stato di benessere psico-fisico, uscendo da un tunnel che sembrava non dovesse avere fine.

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giovedì 27 agosto 2015

Alzati e Corri: La Paciotta

Un altro capitolo di "Alzati e Corri, dal divano alla Maratona in 365 giorni".
 
Questa volta il capitolo è dedicato alla straordinaria Daniela Paciotti, alias "La Paciotta", una persona molto importante rispetto al mio personale obiettivo di cimentarmi sulla regina delle distanze.

La Paciotta era un "pozzo" di energia vitale da cui si poteva attingere a piene mani quando ne avevi bisogno, in modo particolare, quando ti assalivano i dubbi, quando ti chiedevi se la tua decisione di lanciarti in un’avventura apparentemente più grande di te, fosse stata una decisione avventata. In quei momenti la Paciotta, con il suo esempio, rappresentava un’implicita forma di rassicurazione. Non c’era ostacolo che non si potesse affrontare, non c’era distanza che non si potesse superare, un passo dietro l’altro e soprattutto con il sorriso sulle labbra.

Fu molto rassicurante per me sapere che anche la paciotta aveva deciso di "gettare il cuore oltre l’ostacolo” e di iscriversi alla Maratona di Firenze, dove avrebbe realizzato il suo esordio sulla distanza di 42.195 metri.


venerdì 31 luglio 2015

Passione per la vita

 

Ci ho pensato un po' prima di scrivere qualcosa su Giorgia dopo la sua tragica scomparsa. Ho avuto bisogno di far decantare le mie emozioni e soprattutto il senso di rabbia e frustrazione che mi aveva assalito.
 
La storia di questa splendida ragazza mi ha colpito profondamente e soprattutto mi ha regalato un grande insegnamento che porterò dentro di me per sempre, un insegnamento che spero di trasmettere ai miei figli e a tante altre persone.


 
La tenacia con cui ha continuato a lottare contro quella malattia carogna che si era impadronita della sua vita è di per se una lezione per tutti noi. Ma la lezione più importante è in quelle frasi con cui Giorgia aveva introdotto il suo libro, "A Sinistra del Cuore", in cui aveva voluto raccontare la sua storia: "Sono Giorgia e ho 17 anni. Da oltre sette anni l'Ospedale Bambino Gesù di Roma è un po' la mia seconda casa. Dovendo trascorrere molto tempo fra quattro mura, ho imparato ad apprezzare quello che c'è fuori. E' per questo che non voglio raccontare solo la mia malattia, ma la passione che ho per la vita".
La passione che ho per la vita
 
Una frase sublime se pronunciata da una ragazza che ha dovuto convivere con la sofferenza, che ha dovuto rinunciare a tante di quelle cose che normalmente caratterizzano la vita di un'adolescente, ma che non ha mai smesso di amare la vita, di amare le persone che le stavano intorno, di emozionarsi. Una ragazza con un'anima immensa racchiusa in un corpo fragile.
 
Giorgia è stata il punto di riferimento della lotta che molti runner hanno dichiarato all'Ipertensione Polmonare, una lotta combattuta al fianco dell'Associazione Malati Ipertensione Polmonare, con il pieno coinvolgimento della Podistica Solidarietà e della Tibur Ecotrail. Il progetto "il mio respiro per chi è rimasto senza" è oggi il "luogo" dove si incontrano tante persone che amano la corsa e che vogliono dare il loro contributo a una battaglia senza tregua.

 
Giorgia era stata la vera "madrina" di questo progetto, immortalandolo con una serie di fotografie in grado di trasmettere tutta la sua voglia di vivere, come una qualsiasi ragazza. La sua passione per la fotografia era travolgente, in grado di andare oltre la grande sofferenza provocata dall'Ipertensione Polmonare. Aveva raggiunto la terrazza antistante l'ingresso del Bambin Gesù con grande fatica, ma appena presa in mano la macchina fotografica aveva messo completamente da parte la sua malattia ed era diventata padrona della scena. Ricordo ancora l'autorevolezza con cui ci aveva "messo in posa" e aveva trasformato i nostri sguardi spauriti.
 
Ci furono altre occasioni per incontrare Giorgia. Gli avevamo consegnato anche le medaglie conquistate alla Maratona di Roma, che avremmo desiderato si trasformassero in un vero e proprio amuleto che l'aiutasse a vincere la sua personale battaglia.
 
Lo scorso anno Giorgia ci aveva sorpreso un po' tutti quando era venuta a trovarci a Tagliacozzo, a presenziare alla bellissima manifestazione organizzata dal duo Serena Latini e Massimiliano Rossini e dedicata proprio alla battaglia contro l'Ipertensione Polmonare. Quel giorno sperammo tutti che Giorgia ce l'avesse finalmente fatta, che avesse "scollinato", e stesse affrontando la meritata discesa verso il suo personale traguardo, quello di una vita "normale".

Purtroppo ci eravamo illusi e questo ha reso ancora più difficile accettare la notizia della sua scomparsa. Ma Giorgia continuerà a vivere nei nostri cuori, nei nostri ricordi, nelle nostre corse, ma soprattutto nella volontà di continuare a dare il nostro contributo alla battaglia contro l'Ipertensione Polmonare. Con la speranza che in futuro nessuna altra ragazza debba vivere la stesse esperienza di Giorgia. 

In chiusura vorrei rivolgere un pensiero alla sua fantastica famiglia, in grado di riempire di amore la
sua breve ma intensa vita. Un pensiero anche per Vittorio Vivenzio e per tutta l'Associazione Malati Ipertensione Polmonare, un'associazione che non ha fatto mai mancare il suo pieno sostegno a Giorgia e alla sua famiglia.

Vivere la vita con passione, anche quando si attraversano momenti difficili. Questo è il più grande insegnamento che Giorgia ci ha voluto lasciare, un insegnamento che non dovremo mai dimenticare.  

mercoledì 6 maggio 2015

Alla scoperta dell'HMB negli sport di Endurance

HMB è un acronimo che identifica l'IdrossiMetilButirrato, un metabolita della Leucina,.
Ricordiamo che la Leucina è uno dei 9 aminoacidi essenziali (EAA) e precisamente uno dei 3 aminoacidi ramificati (BCAA).
  
All'IdrossiMetilButirrato vengono riconosciute alcune proprietà importanti per chi pratica sport in modo intenso e regolare, soprattutto per quanto riguarda il miglioramento della composizione corporea e lo sviluppo muscolare:
  • proprietà anaboliche, che favoriscono la sintesi proteica e lo sviluppo della massa muscolare;
  • proprietà lipolitiche, che favoriscono il metabolismo dei grassi;
  • proprietà anticataboliche, che esercitano un'azione di contrasto nei confronti del catabolismo muscolare, riducendo il danno muscolare indotto dall'allenamento.
Queste proprietà lo hanno reso popolare negli sport di potenza e di definizione, come nel caso del body building, dove il miglioramento della composizione corporea, con l'aumento della massa magra e la diminuzione della massa grassa, rappresentano un obiettivo molto importante. E' infatti provato che l'associazione tra assunzione di HMB e un'attività fisica con sovraccarichi, favorisce l'aumento della massa magra.
Ma le proprietà dell'HMB sono interessanti anche per chi pratica sport di endurance, e quindi anche la corsa, specialmente per il runner che si cimenta sulle lunghe distanze.
  • le proprietà lipolitiche ottimizzano il metabolismo energetico, aiutando l'atleta a preservare le scorte di glicogeno;
  • le proprietà anticataboliche riducono il danno muscolare e accelerano il recupero.
Alla luce di queste proprietà il ruolo dell'HMB nella corsa sulle lunghe distanze sembra sottovalutato, anche se è vero che chi pratica sport di endurance è portato ad assumere aminoacidi ramificati e quindi anche la Leucina che è il precursore dell'IdrossiMetilButirrato.
Eppure un uso di integratori a base di HMB può diventare un'opzione interessante per il long distance runner, e può essere interessante anche l'associazione con Arginina e Ornitina, che aggiungono interessanti proprietà disintossicanti.

E' giusto anche menzionare che alcuni studi sembrano attribuire all'HMB un ruolo positivo rispetto al Colesterolo e all'Ipertensione.
  
L'HMB viene assunto normalmente con dosaggi dai 2 ai 3 grammi al giorno, che possono essere suddivisi in due assunzioni, a colazione e prima di andare a letto, oppure in tre assunzioni, aggiungendo il post-workout.
  

martedì 5 maggio 2015

I nemici del runner: lo stress ossidativo

Lo stress ossidativo è una condizione che si genera quando si rompe l'equilibrio tra la produzione di radicali liberi e il loro smaltimento. Lo stress ossidativo, accelerando il fisiologico processo di invecchiamento cellulare, può provocare l'insorgenza di numerose malattie. Questa condizione può essere favorita da una pratica sportiva intensa, a causa dell'aumento dei processi metabolici ossidativi. Per questa ragione il runner, nei periodi di preparazione o nelle prove di endurance, dovrebbe aumentare l'assunzione di antiossidanti, sostanze in grado di contrastare l'azione dei radicali liberi.
 
I radicali liberi sono un prodotto di scarto dei processi ossidativi, che sono i processi con cui il nostro organismo produce energia. Per questa specifica ragione una pratica sportiva intensa, che aumenta notevolmente i processi di ossidativi e il consumo di ossigeno, può provocare la rottura dell'equilibrio tra la produzione di radicali liberi e il loro smaltimento. Lo stress ossidativo può essere anche influenzato da fattori traumatici o lesivi a carico dell'apparato muscolo scheletrico.
 
Lo stress ossidativo generato da una pratica sportiva intensa, può provocare danni muscolari, crampi, stanchezza, allungamento dei tempi di recupero. Nei casi più gravi questa condizione può comportare una diminuzione dell'efficacia del sistema immunitario, rendendo l'organismo più vulnerabile.
 
Una corretta strategia di contrasto alla produzione di radicali liberi è costituita da:

1) uno stile di vita sano ed equilibrato, evitando quindi di sollecitare tutti quei fattori che possono contribuire all'invecchiamento cellulare;
 
2) un regime alimentare equilibrato che faccia largo uso di cibi che hanno proprietà antiossidanti, come: Arance, Kiwi, Melograno, Frutti rossi, Avocado, Carote, Pomodori, Bacche di Goji, Cacao, Té Verde;
 
3) il ricorso a integratori a base di sostanze antiossidanti.
 

domenica 3 maggio 2015

Ultratrail del Mandriano: una giornata infinita

Tibur Ecotrail: foto di Gianfranco Bartolini
E' stata una giornata infinita, una giornata iniziata ancora prima dell'alba e finita alla fioca luce del tramonto. Una giornata vissuta in diversi ruoli, da quello di staff, a quello di "sponsor", passando per il ruolo più bello, quello di "sportivo", ma soprattutto di "trailer", anche se impegnato nel ruolo di "scopa", che in gergo si intende colui che chiude la gara assicurandosi che nessuno resti indietro.
 
Una giornata a supporto di due personaggi eccezionali, come Massimiliano Rossini e Serena Latini, che con la loro passione riescono a smuovere le montagne, e della grande famiglia della Tibur Ecotrail che ha garantito il successo di questa bellissima manifestazione.
 
Una giornata contornata da tanti amici, con i quali ho condiviso momenti molto piacevoli e anche intensi sul piano umano, perché qualsiasi cosa vissuta con passione è di per sé meravigliosa.
 
Stamattina, ancora un po' frastornato, cerco di recuperare e riordinare le tante immagini che affollano la mia mente, ma l'impresa si rileva impossibile. Allora mi accontento di fissare nella memoria alcuni momenti che hanno caratterizzato questa bellissima giornata di sport, natura, amicizia e solidarietà.
 
Ci sono le immagini di quei "pazzi" che alle 6.30 del mattino hanno dato il via alla loro avventura lunga 66 km. Nei loro sguardi determinati si può ritrovare l'essenza di uno sport vero, lontano dai riflettori, basato sulla voglia di sfidare i propri limiti, ma anche sulla voglia di godere di ogni momento, ogni attimo che un'avventura di questo genere propone. Persone che sanno trasformare la fatica e la sofferenza in emozioni positive, persone che non dimenticano di osservare le meraviglie che la natura offre ai loro occhi, persone in grado di fermarsi ad aspettare un compagno in difficoltà, persone che sanno anche ritirarsi quando serve, persone che sanno arrivare al traguardo condividendo questa gioia con un altro compagno di avventura.
 
foto di Gianfranco Bartolini
Ci sono poi le immagini della mia personale corsa sulla distanza di 21 km, con il senso di un Marco Merli, un irriducibile delle corse su strada, alla scoperta del Trail Running e del suo fascino. Penso che l'obiettivo sia stato centrato, perché l'ho visto veramente sereno e soddisfatto e quindi in sintonia con lo spirito di chi corre nei boschi. Di questa mia quarta Tibur Ecotrail ricordo anche con piacere quel passaggio nel sottobosco a pulire il percorso dalle balise, un modo per entrare ancora di più in sintonia con questo mondo, per sentirsi parte di qualcosa di importante.
servizio reso all'organizzazione della corsa, garantendo che nessuno resti indietro, perché in queste corse la sicurezza resta un obiettivo primario. E poi stavolta avevo l'importante missione e la grande responsabilità di portare un amico,
 
Poi c'è la solidarietà, rappresentata da questa massiccia presenza di quella che ormai definisco la "mia" associazione, l'Associazione Malati Ipertensione Polmonare, che ha colorato con il suo entusiasmo questa bellissima giornata. Le presenza di tanti giovani pallavolisti, guidati da Lello Raffaele Della Volpe, ha riempito di sport e solidarietà lo stupendo scenario dell'Anfiteatro Bleso, sede della manifestazione. E poi che dire di tutte quelle maglie con scritto sopra "il mio respiro per chi è rimasto senza"? Un grande onore per me, che rafforza ancora di più il legame con questa battaglia.
 
E poi c'è tutto il bello del prima e del dopo, gli incontri, le chiacchierate, il ristoro, il pasta party, Marco, Valeria, Paolo, Daniela, Fabio, Simone, Tommy, Micaela, Stefania, Joan, Maurizio, Cristiano, solo per citare alcuni nomi. C'è tutto quello che per qualcuno può apparire solo un elemento di "contorno" di una manifestazione sportiva, e che invece per me è la sostanza stessa dello sport amatoriale.
 
 
Ci sono poi d fare alcune citazioni d'obbligo, come quella nei confronti dei tanti volontari che hanno reso possibile tutto questo, perché senza di loro, senza le persone che sacrificano le loro giornate al servizio degli altri, lo sport amatoriale non esisterebbe o sarebbe comunque un fenomeno molto limitato. Per questo ogni volontario merita una citazione, ma soprattutto un grande sorriso. Pensateci ogni volta che vedete un volontario indicarvi la strada oppure offrirvi un piatto di pasta.
 
Citazione d'obbligo anche per due sponsor a cui solo legato e che hanno contribuito concretamente al successo della manifestazione:
 
    
 
 
Lo sport amatoriale ha bisogno anche di aziende serie che vogliono legare la loro immagine a un mondo pulito e gioioso. E quindi un mio personale ringraziamento anche a Patrick di Didisport e alla Noene, che hanno fornito il loro importante contributo.

martedì 28 aprile 2015

Finalmente il Mandriano - Tivoli 2 maggio 2015

Sabato 2 maggio parte la nuova avventura mandriana, targata Massimiliano Rossini e Serena Latini.
 
Sto parlando della prima edizione dell'Ultra Trail del Mandriano con il suo percorso di 66 km che si snoda tra i monti tiburtini e quelli prenestini, con scenari affascinanti e in grado di ricreare quel rapporto tra uomo e natura che troppo spesso ci viene sottratto.
 
Si parte da Tivoli, precisamente dall'Anfiteatro di Bleso in Piazza Garibaldi alle ore 6.30 (raduno alle 5.45), per affrontare questa prova che avrà un dislivello positivo di 3120 metri (D+ 3120).
 
Una gara per gente tosta, tosti come i Mandriani, e siamo certi che il colore giallo della Mandria del Trail si fonderà con il verde dei boschi per dare luogo a uno scenario incantevole.
 
Ma la giornata sarà caratterizzata da altri eventi podistici, come la 6a edizione del Tibur Eco Trail, sulla distanza di 21 km, che prenderà il via alle ore 9.30 sempre d Piazza Garibaldi, per poi snodarsi sul percorso classico di questa prova che è comunque particolarmente impegnativa. Un percorso affascinante, che prima di inoltrarsi nella riserva naturale del Monte Catillo, attraversa le più belle ville Tiburtine, come Villa Gregoriana, posta sotto la tutela del FAI, e Villa D'Este, considerata patrimonio protetto da parte dell'Unesco.
 
E poi, per quelli che non vogliono faticare troppo, ma che vogliono comunque divertirsi all'insegna dello sport, della natura e della cultura, Il FAI Trail, di soli 5 km, una prova aperta a tutti che propone i passaggi nelle ville e poi una rapida immersione nella riserva del Monte Catillo. Anche in questo caso la partenza è fissata per le ore 9.30.

Come sempre queste gare avranno uno sfondo benefico e aderiranno alla campagna "il mio respiro per chi è rimasto senza", che lega il mondo delle corse alla lotta contro l'Ipertensione Polmonare, in collaborazione con l'Associazione Malati Ipertensione Polmonare
 
Allora forza che aspettate. Avete ancora qualche ora di tempo per iscrivervi all'Ultra Trail del Mandriano, mentre per le altre prove potrete iscrivervi anche il giorno della gara.
 
 
 

lunedì 27 aprile 2015

I nemici del runner: il catabolismo muscolare

Condividiamo con La Strada del Benessere questo articolo relativo a quello che è uno dei principali nemici del runner, ma dello sportivo in generale, ossia il catabolismo muscolare.
 
Il catabolismo muscolare è un processo secondario di produzione energetica che il nostro metabolismo usa per compensare la diminuzione delle scorte di glicogeno e quindi per prevenire crisi di carattere energetico.
 
Quando le nostre scorte di glicogeno vengono intaccate oltre il 25% del totale, il metabolismo attiva l’ossidazione diretta degli aminoacidi ramificati e la neoglucogenesi, processi che consentono di produrre glucosio a partire dalle proteine: “bruciamo muscoli” per sostenere la produzione di energia.
 
Nei “non sportivi” si tratta di un fenomeno raro, che si attiva solo in presenza di stati di “cattiva nutrizione”. Negli sportivi invece si tratta di un fenomeno più frequente e si attiva in caso di sforzo intenso e prolungato non adeguatamente sostenuto da un rifornimento di sostanze glucidiche e quindi da carboidrati.
 
Conseguenze:
 
Il catabolismo muscolare comporta quindi una distruzione della massa muscolare con conseguente allungamento dei tempi di recupero e rischio di entrare in un ciclo di sovrallenamento. La condizione di sovrallenamento provoca un peggioramento della condizione fisica e una maggiore esposizione ad infortuni di carattere muscolare.
 
Per contrastare questo fenomeno non si può che raccomandare allo sportivo un regime nutrizionale corretto che consenta di soddisfare l’aumentato fabbisogno energetico e proteico dello sportivo. Se si hanno problemi di peso è importante evitare di ricorrere a “diete improvvisate e fai da te” ed è quindi opportuno farsi seguire da un nutrizionista, che sia in grado di comprendere le esigenze di uno sportivo.

Strategie di contrasto:

In ogni caso,  prima, durante e dopo uno sforzo intenso e prolungato è importante “nutrire” il nostro organismo fornendo sostanze di carattere energetico, evitando in questo modo che la deplezione delle scorte di glicogeno superi il 25% delle scorte totali.
 
Questo significa che la prestazione va sostenuta, specie quando questa è intensa e prolungata, con integratori sportivi di tipo energetico, che aiutano a preservare le scorte di glicogeno. Uno dei momenti più importanti per contrastare il catabolismo muscolare è il momento in cui la prestazione sportiva termina. Quando il nostro organismo percepisce la fine della sforzo fisico attiva tutti i processi metabolici ricostruttivi, processi che hanno bisogno di un significativo supporto energetico.

Per saperne di più sulle strategie di contrasto è possibile accedere all'articolo completo cliccando qui

venerdì 24 aprile 2015

Fa più miracoli Gemiflorbi o la Paciotta?

Alcuni mesi ebbi un incontro fortuito con Gemiflorbi, un gel completamente naturale con proprietà antinfiammatorie. Ero reduce da una caduta e mi sentivo tutto acciaccato. Zoppicavo vistosamente e questo a meno di 24 ore da una gara a cui volevo partecipare. Vidi quel banchetto pieno di tubetti che sembrava essere stato messo lì apposta per me. Il venditore aveva notato quel mio andamento claudicante e mi aveva accolto con un ampio sorriso, pregustando già la vendita.
 
Provai il gel sul ginocchio dolorante e sul polpaccio contratto e l'effetto fu straordinario. La mattina il dolore era scomparso e potei affrontare la mia gara al meglio. Da quel giorno mi misi alla sua ricerca, fino a che non riuscì a conquistarla. Oggi sono sempre di più i miei amici, podisti e no, che usano la Gemiflorbi e mi fa sempre molto piacere ricevere i loro feedback.
 
L'ultimo della serie è stato quello dell'inesauribile Paciotta, al secolo Daniela Paciotti, che applica regolarmente questo gel prima e dopo le sue imprese. Dopo la Mezza di Genova, Daniela mi ha inviato un messaggio molto diretto, come nel suo stile: "Maurizio, questo gel all'Arnica e all'Artiglio del Diavolo è incredibile, io la metto prima e dopo la corsa e mi sento molto bene. La metto anche quando cado, come mi è capitato domenica, e come per magia si attenuano tutti i miei dolori. Ho notato che è efficace anche con la ritenzione idrica, infatti dopo l'applicazione le mie gambe si sgonfiano più velocemente".

Questo messaggio non può che farmi enorme piacere, ma siccome stiamo parlando della Paciotta, mi chiedo chi faccia più miracoli, Gemiflorbi o la Paciotta?

La domanda è lecita, perché Daniela è una veramente tosta, una che non si arrende mai. Una campionessa di forza e determinazione, una sportiva doc. Corre, cammina, rema, acqua, strada, boschi e montagne, insomma la Paciotta è sempre pronta a stupire tutti con la sua grande energia.

E come ho sempre sostenuto, la Paciotta è come la Panda, se non ci fosse bisognerebbe inventarla.

Se volete saperne di più su Daniela Paciotti non vi resta che "imbarcarvi" in qualche impresa, mentre se ne volete sapere di più sulla Gemiflorbi,  potete accedere al link de La Strada del Benessere
 

mercoledì 22 aprile 2015

L'importanza del recupero post-workout

Il recupero post-workout è una delle fasi più importanti della pratica sportiva e va sostenuta con una corretta strategia di integrazione sportiva e con l'assunzione di integratori sportivi per il recupero, cioè formulati con questo scopo specifico.

Ogni sportivo che voglia ottenere un risultato, o comunque un miglioramento nella sua disciplina, tende a focalizzare la sua attenzione esclusivamente sull’allenamento e in modo particolare sui carichi di lavoro. Si genera spesso l’erronea convinzione che per ottenere miglioramenti ci sia un’unica strada, quella di aumentare i carichi di lavoro.

In molti casi viene sottovalutato un elemento che è assolutamente paritetico al lavoro: il recupero. Una fase di lavoro eseguita in modo impeccabile rischia di diventare inutile senza una fase di recupero adeguata al carico di lavoro sostenuto. La qualità della fase di recupero è tanto importante quanto la qualità della fase di lavoro.

E il successo di una fase di recupero dipende in prima battuta dal riposo, che può essere attivo o passivo, ma è condizionata anche da due fattori altrettanto importanti: l’alimentazione e l’integrazione.

Ignorare questi aspetti può significare da un lato vanificare lo sforzo fatto con l’allenamento, e da un altro alterare lo stato di equilibrio metabolico del nostro organismo, l’omeostasi, esponendosi a maggiori rischi di incorrere in infortuni o di contrarre malattie.

Ci sembra giusto sottolineare che questo tipo di considerazioni hanno valore non per una pratica sportiva di bassa intensità, ma per una pratica sportiva intensa, anche se il concetto di intensità è non può essere definito in modo assoluto, ma è sempre relativo e deve tenere conto dell’età e del livello dell’atleta preso in esame.
  
L’allenamento dovrebbe quindi essere sempre considerato nella sua ciclicità, che tiene conto della fase di lavoro, della fase di recupero e della fase di supercompensazione, cioè la fase in cui si ottiene il “miglioramento”. La filosofia dell’allenamento è infatti quella di sconvolgere il nostro equilibrio metabolico, sottoponendo il nostro organismo ad un “attacco” imprevisto e inducendolo a una reazione di adattamento e crescita con cui si predispone a contrastare il prossimo attacco.

sabato 18 aprile 2015

Race for Children...ci sono persone straordinarie

Nella vita si incontrano tante persone straordinarie, che poi sono quelle persone che sono in grado di realizzare cose straordinarie. Devo dire che la Corsa mi ha permesso di conoscerne alcune che meritano veramente questa particolare qualifica.
 
Il primo che ho incontrato è stato un certo Pino Coccia, il Presidente della Podistica Solidarietà, il quale mi ha dimostrato come si possa unire una passione, quella della corsa, a una grande missione, quella della solidarietà.
 
Successivamente ho incontrato un certo Vittorio Vivenzio, che ha trasformato un suo dramma personale, come può esserlo la perdita di due figli, in una grande battaglia a sostegno dei malati di Ipertensione Polmonare.

E poi ho conosciuto Paolo Germano, colui che appunto si occupa di organizzare la Race for Children. Anche lui ha trasformato una drammatica vicenda personale, la perdita della moglie, in una grande occasione per fare del bene, realizzando in forma postuma il grande desiderio di Roberta di fare qualcosa di importante per i bambini.

L'associazione onlus Roberta for Children è finalizzata a realizzare progetti concreti a favore dei bambini. Ora il suo progetto più importante è quello di realizzare una casa per i bimbi, una struttura in grado di ospitare bambini da 0 a 3 anni, abbandonati dalla nascita perché malati. E la Race for Children è un importante fonte di finanziamento di questo progetto, perché tutte le quote di partecipazione vengono interamente devolute a sostenere questa bellissima impresa, che nei prossimi mesi dovrebbe entrare nella fase esecutiva.

Credo che basterebbe questo a motivare tutti i podisti romani a partecipare, ma c'è dell'altro. C'è una bellissima gara "cross" di 12 km che si svolge in gran parte nel suggestivo percorso ricavato all'interno della Riserva naturale della Valle dell'Aniene.

Si corre il 10 maggio, con partenza alle ore 9.30 dalla storica Piazza Sempione, nel cuore del quartiere Montesacro. Il ritrovo è fissato per le ore 8.00 nella Pineta di Montesacro, adiacente a Ponte Nomentano, in Via Nomentana Vecchia, dove verrà attrezzato un piccolo villaggio.

La quota di iscrizione è di 10€ e prevede anche un pacco gara con una t-shirt tecnica, realizzato con la collaborazione di Italsport, il negozio dedicato al running in Via di Priscilla, 73.

Per chi non vuole o non può correre, c'è anche la passeggiata di 2 km aperta a tutti.

Per maggiori informazioni è sufficiente visitare il sito dell'associazione Roberta for Children.

E a sostenere questa iniziativa ci saranno alcune realtà a me molto care:
Che dire di più? Iscriviamoci!!!


 

domenica 12 aprile 2015

Vivicittà Rebibbia: la corsa come "educazione" alla vita

Ancora una volta la corsa torna dentro il complesso penitenziario di Rebibbia e ancora una volta, per alcune ore, sono "crollate" quelle barriere sociali che dividono il mondo "di fuori" dal mondo "di dentro", simbolicamente rappresentate da quelle alte mura che circondano il carcere, e che sono state lo scenario dominante di questo percorso.
 
I detenuti e gli atleti si sono incontrati ancora una volta parlando quel linguaggio universale che è rappresentato dallo sport e in modo particolare dalla corsa. In questo senso mi è rimasta impressa nella mente la frase di Fabio, il quale mi ha detto: "fra una settimana esco, ma oggi non potevo proprio mancare".
 
Si parla, si corre, si suda, e si soffre tutti insieme, e soprattutto ci si sostiene uno con l'altro senza preoccuparsi troppo di chi sia l'altro. E i grandi sorrisi che fanno da contorno a questo evento sono la dimostrazione che la corsa rende tutto possibile, e se ce ne fosse bisogno rafforza ancora una volta il binomio corsa-solidarietà.
 
Oggi, nei momenti di maggiore sofferenza, quando sentivo le mie risorse venire meno, osservavo questi ragazzi che si ostinavano a mantenere il loro ritmo nonostante una condizione spesso precaria. Li vedevo lottare contro la voglia di mollare che sicuramente in quegli attimi dominava le loro menti. Ho visto ragazzi iscritti alla 4 km continuare a spingere le loro gambe, un giro dopo l'altro, fino a completare la distanza dei 12.
 
In quegli attimi ho realizzato in pieno il ruolo educativo della corsa. Una sorta di educazione alla vita. Già perché la vita ci propone grandi difficoltà e non sempre sentiamo di avere le energie per affrontarle e superarle, mantenendoci coerenti con i nostri valori. La voglia di dire "basta" oppure di "tagliare il percorso" e imboccare una pericolosa scorciatoia, sono tentazioni continue. Ed è in quei momenti che bisogna trovare la voglia di reagire e di fare ricorso a tutte le nostre energie, scoprendo spesso capacità insospettate.
 
E' il momento di fare ricorso alla RESILIENZA, quella qualità che ci consente di reagire positivamente a ogni situazione difficile. Questo è il migliore insegnamento che ci può arrivare dalla corsa e che può aiutare quelle persone che oggi si trovano nella condizione di detenuti a ricostruire la loro vita e puntare a un riscatto sociale.
 
E la presenza di Alex Schwazer in questo contesto è stata simbolicamente molto efficace. E' stato commovente vedere i detenuti fare la fila per incoraggiare il ragazzo a reagire, a ricostruire la sua vita, a tornare ad essere un campione sportivo, e magari un simbolo dello "sport pulito". E l'espressione più usata per esternare questo incoraggiamento era proprio "non mollare", un'espressione che racchiude in sé questo insegnamento.
 
Ancora una volta la manifestazione organizzata dalla UISP è stata per me un motivo di grande crescita, non certo dal punto di vista agonistico, ma dal punto di vista umano. E ancora una volta sono stato molto contento di aver condiviso questo insegnamento con tanti compagni di squadra, quella squadra che ha fatto del rapporto tra podismo e solidarietà la sua stessa ragione di esistenza. Chiudo con un pensiero grato per Giovanni Marano, che tutti gli anni si danna l'anima per rendere possibile questo meraviglioso evento. 

lunedì 23 marzo 2015

Maratona di Roma: la peggiore, la più bella...

E' stata una Maratona disastrosa, o forse la potrei definire disastrata.
 
Il mio fisico si è ribellato sin dall'inizio a questa prova, alla mia decisione di correrla senza un'adeguata preparazione, senza i km sufficienti. La testa e le gambe hanno manifestato la loro disapprovazione per tutti i 42 km del percorso riempendo la mia Maratona di continue trappole. Ho perso il conto dei podisti che mi hanno superato, e considerando che ero partito dalle retrovie questa cosa assume un significato tremebondo. Per rintracciare il mio nome nella classifica generale ho dovuto ricorrere a un'agenzia di investigazione privata e anche loro hanno dovuto faticare molto.
 
Insomma un disastro e pure annunciato, perché la mia tabella di allenamento nelle ultime settimane sarebbe risultata insufficiente anche per una gara sulla distanza dei 5000 metri.
 
A partire dal 20' km sono stato colto da una costante voglia di ritirarmi e mettere fine alla mia sofferenza ma ogni volta che ero sul punto di arrendermi ho pensato alla mia causa, quella della lotta all'Ipertensione Polmonare, una malattia che toglie il respiro a chi ne è affetto. Sono 3 anni che affronto la Maratona di Roma con questa grande motivazione, quella di donare il mio respiro a chi è rimasto senza.
 
Ogni volta che sono stato sul punto di arrendermi ho pensato a Giorgia e alla sua famiglia, che non si arrendono mai, ho pensato a quel signore che non se la sentiva neanche di fare il test dei 6 minuti, ma che era lì, al Villaggio Maratona a testimoniare la sua vicinanza alla causa, ho pensato a coloro che continuano a "lottare" ogni giorno contro questa malattia che "ruba" il respiro, ho pensato a Vittorio (il Presidente dell'AMIP), a quella determinazione con cui si batte ogni giorno per dare una speranza a tante persone.
 
E allora mi sono chiesto, ma cosa sono 42 km di fronte a tutto questo? E allora ho continuato a trascinare quella scritta INSIEME SI PUO' per le vie di Roma, senza fermarmi, perché volevo essere parte di quell'INSIEME che cerca di sconfiggere una malattia rara, di quelle malattie di cui non si parla perché non fanno "share".
Certo, la mia è solo una piccola goccia nel mare...ma in fondo il mare è fatto di tante piccole gocce.
 
Questo pensiero ha trasformato la mia peggiore Maratona nella Maratona più bella, perché ancora una volta mi ha fatto sentire importante nonostante il tempo biblico che ho impiegato a finirla. E penso che in fondo con la mia velocità di crociera è stato più facile per tutti leggere quello che c'era scritto sulla mia maglia. INSIEME SI PUO'.
  
E poi ho avuto due compagni fantastici che hanno condiviso con me questa  avventura, che l'hanno resa divertente pur nella sofferenza. Francesco Crudo e Marco Merli, quest'ultimo entrato ufficialmente nel club dei Maratoneti. La commozione di Marco al suo arrivo ha rappresentato una grande gratificazione per me, anche se non so bene se sono stato io a trascinare Marco oppure Marco a trascinare me. Sicuramente Francesco, che aveva la condizione per fare una grande prestazione, è stato decisivo per entrambi.
 
Alla fine di questo breve racconto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla mia raccolta fondi a favore dell'AMIP, a Gianluca Iacoangeli, che ha corso anche lui con un pettorale dell'associazione (con una prova certamente più dignitosa della mia), alla Podistica Solidarietà che ha contribuito con una donazione importante. Ringrazio anche gli amici della Tibur Ecotrail, sempre vicina alle mie battaglie.
 
E comunque per chi non avesse avuto modo di leggere la mia maglietta e avesse voglia di saperne più sull'Ipertensione Polmonare può visitare il sito www.assoamip.net

domenica 15 marzo 2015

Correre con gli amici fa ancora più bene

In questo ultimo periodo non sono riuscito ad allenarmi con continuità e ho avuto un calo motivazionale. Forse la prima condizione ha generato la seconda, ma è possibile anche che la seconda abbia influenzato la prima. Già, chi è nato prima? L'uovo o la gallina?
 
Avevo un obiettivo importante, quello della Maratona di Roma, ma per alcune situazioni personali non sono riuscito a prepararmi come necessario per una gara così impegnativa. Il senso di frustrazione derivato da questo deficit di allenamento ha contribuito a far scemare le motivazioni e ora mi appresto ad affrontare la Maratona di Roma con preoccupazione.
 
Fortunatamente la Maratona per me è legata al sostegno della causa dell'Associazione Malati Ipertensione Polmonare, e questo è sufficiente per "non gettare la spugna" e per affrontare il percorso di 42 km convinto di arrivare al traguardo. Costi quel che costi.
 
Di contro in questo periodo ho riscoperto il piacere di correre solo per puro divertimento. E questo grazie a un gruppo di "zuzzurelloni" con cui ho condiviso alcuni appuntamenti "podistici".
 
Anche oggi, in questo ultimo weekend pre-maratona, mi sono goduto una bella "sgambata" nel centro di Roma, un tour tra le bellezze della città, facendo lo slalom tra le flotte di turisti che sciamavano nelle strade della Capitale.
 
Battute, risate, selfie, questi alcuni degli ingredienti che hanno reso molto particolare questa bella mattinata. Neanche il maltempo è riuscito a freddare l'entusiasmo dei miei compagni di avventura e i 13 km sono letteralmente volati.
 
Grazie a Laura, Davide, Francesco, Tommaso e Marco, insomma al Gruppo 50 ml, per la bella sgambata e per avermi confermato che se è scientificamente dimostrato che correre fa bene, correre con degli amici fa ancora più bene.

mercoledì 4 marzo 2015

Non solo corsa: la Maratona del Fitness

Bella l'iniziativa organizzata dalla Peacock Club per Sabato 7 marzo. Una vera e propria Maratona del Fitness che miscela insieme tante discipline indoor e outdoor, corsa inclusa. Tutto questo accade al Bunker Skatepark di Viale Kant 305 a partire dalle ore 9.30.
 
Maledetta Primavera è il nome che i professionisti della Peacock hanno dato a questa manifestazione, dedicandola all'imminente arrivo della stagione primaverile.
 
Divertimento garantito anche per i bambini, che verranno intrattenuti dai ragazzi dello Skatepark.
 
A sostenere la manifestazione anche l'azienda di integratori sportivi Lifecode e L'isola Celiaca Talenti.

L'evento è a titolo gratuito.
  
 

 

mercoledì 18 febbraio 2015

La magia di una cascata...

Per chi tratta il tema della corsa, parlare di una "cascata", specialmente a Roma, può far pensare ad una caduta. Già, ma cosa ci sarebbe di magico in una caduta? I più perversi avranno subito pensato ad aspetti correlati con la forza di volontà, con la capacità di reagire alle avversità, di rialzarsi dopo una sconfitta.

Nulla di tutto questo, perché nel mio caso il riferimento era ad una vera cascata d'acqua, in modo particolare alla Cascata delle Marmore, che si erge sul percorso della Maratona di San Valentino, un passaggio obbligato sia per chi si è cimentato sulla prova da 42 km, sia per chi come me ha affrontato la prova da 21.
 
Quel passaggio, che nel caso della Mezza Maratona si presenta all'incirca a metà percorso e si ripete due volte, giustifica da solo la partecipazione. Sentire quel rombo aumentare pian piano di intensità, vedere quella valanga d'acqua che dalle montagne si riversa a fondo valle, sentirsi accarezzare il viso dal vapore generato dalla violenza della caduta, sono appunto elementi magici in grado di far scomparire il senso di fatica dovuto a un percorso che fino a quel momento è caratterizzato da una continua salita.
 
Magia allo stato puro, almeno per chi riesce, anche solo per un attimo, a dimenticare gli aspetti agonistici della corsa, a ignorare i segnali che arrivano dal GPS, e lasciare che la propria vista e la propria anima possano godere pienamente di quello spettacolo, facendo in questo modo riemergere quel legame atavico, e per questo indissolubile, che lega la corsa alla natura.
 
La Maratona di San Valentino è una corsa su strada e come tale non è caratterizzata solo da scenari naturali. Terni e i suoi dintorni presentano i tipici scenari di una città che ha avuto un significativo sviluppo industriale, con le sue acciaierie che salutano il podista quando lascia il centro urbano per arrampicarsi verso la Cascata delle Marmore e lo riaccolgono al suo rientro in città. In ogni caso, in qualsiasi momento di questa bella corsa, basta alzare lo sguardo verso l'alto per ammirare il verde delle montagne e lasciarsi trasportare nella splendida natura umbra.
  
La totale assenza di auto sul percorso, uno dei tanti meriti dell'ottima organizzazione della Associazione Amatori Podistica Terni,  facilita questo transito dalla dimensione urbana alla dimensione naturale che raggiunge la sua apoteosi di fronte all'impeto della Cascata.
 
E di fronte a quello spettacolo, Mr Zac non poteva esimersi dalla tentazione di scattarsi un selfie con la Cascata alle spalle, sottolineando il valore di quell'incontro magico. La faccia da "ebete" viene "naturalmente" compensata dall'intensità della Cascata.
 

lunedì 19 gennaio 2015

Ma chi me lo fa fare? Riflessioni dopo la "3 Comuni"

Ora non vi aspettate il solito articolo polemico nei confronti dell'organizzazione di una gara, in questo caso la "3 Comuni", perché così non è. La "3 Comuni" è una gara molto bella e molto ben organizzata, rispetto alla quale non posso che fornire giudizi positivi.
 
Quel "ma chi me lo fare" è la domanda che mi ripeto prima di ogni gara a partire dal momento in cui la sveglia interrompe i miei "sogni". Un mantra che accompagna la mia esperienza podistica fin dall'inizio, una specie di tributo che pago al mio status di "divanista pentito", ma forse non "troppo pentito". 
 
Me lo ripeto quando sposto le coperte e sento il tepore del mio letto svanire inesorabilmente. Me lo ripeto ancora quando avanzo silenziosamente dentro casa per non disturbare i miei familiari, che continuano a dormire profondamente. Me lo ripeto quando esco di casa e sento il freddo del mattino sferzarmi il volto. Me lo ripeto costantemente fino al momento della partenza, quando rifletto sulla mia condizione di cinquantenne che gioca ancora a fare il "ragazzino", sgambettando in maglietta e pantaloncini.
 
La "3 Comuni" non è sfuggita a questa tradizione, anzi. La prospettiva di affrontare un percorso di 23 km così impegnativo, che raggiunge il suo apice con la temibile salita dei "Millecori", ha reso  la domanda ancora più pertinente. E la domanda ha continuato ad albergare nella mia mente fino al momento in cui quel lungo fiume di persone ha iniziato a scorrere in direzione Nepi.
 
Da quel momento in poi si è ripetuta la solita magia e il senso di questa passione si è rivelato improvvisamente in tutta la sua essenza. E alla fine di questa immane fatica, vedere l'immagine del traguardo profilarsi di fronte al mio sguardo, ha reso tutto più chiaro, fornendo la soluzione all'enigma, il nome dell'assassino di questo avvincente giallo, la risposta a questa eterna domanda.  
 
La gioia di sentirsi parte di questo magico flusso vitale che si snoda lungo il percorso, sfidare i propri limiti fisici e mentali, affrontare le asperità, provare la paura di non farcela, percepire i segnali del fisico, ma anche quelli della testa, tutto contribuisce a rendere questi momenti unici e irripetibili e a regalare emozioni altrimenti difficili da provare.
 
E poi ci sono i compagni di percorso, quelli incontrati per la prima volta piuttosto che quelli con cui hai condiviso altre avventure, a volte i tuoi compagni di squadra, come Chiara, Carmine, Maria, Antonella, Roberta, Valter, solo per fare riferimento alla corsa di ieri. Quel sentirsi squadra senza rinunciare alla propria individualità, quelle frasi di incoraggiamento che servono a spronare, ad incitare, a convincere un compagno a seguirti, a non mollare la tua scia, mentre un'altra parte del tuo "io" prova soddisfazione nel distanziarlo.
    
Ecco cosa me lo fa fare, ecco cosa mi regala le motivazioni necessarie ad affrontare fatica, sudore e sacrifici. Ecco cosa mi porta appena giunto al traguardo a pensare al prossimo obiettivo, alla prossima corsa, alla prossima sfida. Già, la prossima sfida, la Corsa di Miguel.