lunedì 30 giugno 2014

Se le mie scarpe potessero parlare - di Romano Dessì

"[...] Le mie scarpe hanno fatto migliaia di chilometri, hanno attraversato deserti immaginari e scalato montagne d'indifferenza. Hanno visto dal basso quello che noi non siamo riusciti a vedere con i nostri occhi, accecati dal nostro orgoglio [...]"
 
Questa frase è stata estratta dal libro "Se le mie scarpe potessero parlare", scritto da Romano Dessì, il marciatore "leggendario" che, dopo 40 anni, continua imperterrito a portare la marcia in ogni tipo di competizione podistica, incurante della frenesia che circonda questo mondo ormai dominato dalla "velocità".
 
Con la sua caratteristica andatura, Romano Dessì, rappresenta infatti "il presidio slow" del mondo podistico, sempre più dominato da un approccio "fast", inteso come "usa e getta". 
 
Nell'anno in cui viene nominato "senatore" della Maratona di Roma per aver preso parte a tutte le sue edizioni, l'amico Romano decide di "riaprire i cassetti chiusi dei suoi ricordi", evocando uno sport "dove ognuno sia libero di esprimersi, senza dover rendere conto a nessuno dei risultati conseguiti", uno sport "dove il primo non prevalga sull'ultimo".  Con questo suo libro, Romano ci regala una grande utopia, dimostrando che un sognatore non smette mai di esserlo, neanche dopo 40 anni di pratica sportiva.
  
"Se le mie scarpe potessero parlare" è il libro che tutti gli sportivi dovrebbero tenere sul proprio comodino, per leggerne un brano prima di andare a dormire. E io personalmente non me lo sono fatto sfuggire.
 

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