martedì 24 giugno 2014

Ernica Skyrace...ma il cielo è sempre più blu!


Era la prima volta che partecipavo a una Skyrace e non sapevo bene cosa aspettarmi. Avevo chiara la percezione che sarebbe stata una prova molto dura, ma non avevo realizzato completamente la dimensione di "molto dura". Del resto mi ero iscritto seguendo l'istinto, senza troppo riflettere sulla mia decisione.
 
Il cuore aveva prevalso sulla ragione e la voglia di mettermi alla prova in vista dei Simbruini aveva guidato la mia scelta. Era anche un modo "particolare" di esorcizzare i miei 50 anni appena compiuti.
 
Già al mio arrivo a Prato di Campoli, guardandomi intorno, avevo capito che la sfida sarebbe stata molto ardua, ma neanche la lettura dettagliata del profilo altimetrico mi aveva restituito la corretta dimensione della prova a cui stavo per andare incontro.
 
La vera dimensione di questa prova e l'autentico significato del termine Skyrace l'ho appreso solo quando, dopo i primi 11 km, di cui la maggior parte costituiti da dura salita, ho superato quel limite oltre il quale il bosco cede il posto alla dura roccia, e la mia vista ha avuto campo libero verso il cielo
Quella vetta proiettata verso l'infinito, che si ergeva in verticale sopra la mia testa, era un'immagine da togliere il fiato. Iniziavano così i 9 km più duri della mia esperienza podistica: duri nelle fasi di ascesa, ma dal mio punto di vista quasi proibitivi nelle fasi di discesa. Ma sono stati anche i più belli e i più emozionanti. Ogni volta che ho sentito venire meno le mie forze e la mia determinazione ho alzato gli occhi sopra di me e ho ripensato alle parole così motivanti della canzone di Rino Gaetano: ..ma il cielo è sempre più blu! Di fronte all'intensità di quel cielo, ogni difficoltà passa in secondo piano.
Scenari indescrivibili, sensazioni forti che mi hanno fatto sentire piccolo e grande allo stesso tempo. Piccolo in confronto alla forza della natura che mi circondava, grande per aver superato i miei limiti e le mie paure e aver portato a termine quella prova. 
 
Ho condiviso alcun tratti di quel percorso con altri runner, come Ettore e Antonietta, ma sono stati tanti i momenti in cui mi sono sentito solo con me stesso, soprattutto quando la nebbia avvolgeva quelle vette nascondendo alla mia vista ogni cosa che mi circondava.
 
Sono arrivato al traguardo completamente distrutto, dopo una discesa a dir poco massacrante per le mie attitudini, ma con il cuore ancora colmo delle emozioni vissute.
Non so se farò un'altra Skyrace nella mia vita, ma questa "mia prima" rimarrà scolpita nei miei ricordi, un'esperienza indimenticabile che ho avuto la fortuna di condividere con un manipolo di "belle persone" con il cuore colorato di "orange".  

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