domenica 27 febbraio 2011

Alzati e Corri - Di gambe oppure di testa?

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Di gambe oppure di testa?
    
Nei giorni successivi alla Roma-Ostia, i commenti alla mia “prestazione”, che poi erano soprattutto messaggi di congratulazioni, finirono per rianimare quel dibattito che era già iniziato prima della mia decisione di partecipare. Questo dibattito era solo lo strato superficiale di una disputa più profonda che divideva in due i runner: la reale questione era se la corsa fosse uno sport di gambe oppure di testa.
   
Come in tutti i dibattiti che si rispettano si erano create due correnti di pensiero, quella dei “gambisti” e quella dei “sentimentalisti”: i primi mi avevano sconsigliato la partecipazione, soprattutto perché non avevo nelle gambe i chilometri necessari per una mezza maratona; i secondi mi avevano invitato a partecipare, spingendomi a fare completo affidamento sulla “voglia di farcela”.
  
Queste due posizioni furono ben sintetizzate dall’autorevole intervento di Antonio che in qualche modo aveva formalizzato l’esistenza di entrambe le categorie di podisti, e quindi in sostanza aveva lasciato a me il compito di dirimere la questione partecipazione o meno, decidendo a quale categoria volessi appartenere.
  
Chiaramente, non essendo un grande atleta e non potendo in generale contare sulle mie “gambe”, avevo deciso di schierarmi nella seconda categoria, di assecondare la mia voglia di partecipare, contando poi sui tanti consigli ricevuti, in modo particolare quelli del Presidente Pino Coccia, per costruirmi una strategia che mi permettesse di raggiungere l’agognato lungomare di Ostia.  

Quindi avevo fatto una gara di “testa” sfruttando le due componenti che nella testa risiedono, la componente emozionale, quelli che molti identificano nell’anima o nel cuore, ma che realmente risiede nel nostro cervello, e la componente razionale, che mi aveva aiutato a gestirmi durante il percorso.
  
Dopo la Roma-Ostia ero arrivato alla logica conclusione che la testa giocasse un ruolo decisivo, altrimenti non sarei mai riuscito ad arrivare al traguardo e senza mai smettere di correre, se non qualche secondo in corrispondenza dei ristori. Le mie gambe non avevano l’autonomia necessaria per correre la Roma-Ostia, ma questa mancanza era stata compensata dalla voglia di farcela e da una gestione intelligente del percorso.
  
Questa conclusione mi porta oggi a rafforzare la convinzione che la maggior parte dei limiti che ci impediscono di raggiungere alcuni traguardi risiedono nella nostra testa. Con questo non voglio certo affermare che la corsa sia soltanto una questione di testa, perché le gambe, e con questo intendo anche l’apparato muscolo-scheletrico, l’apparato respiratorio e quello cardio-vascolare, giocano comunque un ruolo importantissimo, anche se più legato alla “prestazione” e quindi al ritmo con cui si corre. In ogni caso la motivazione, la voglia di farcela, di superare l'ostacolo, sono componenti essenziali, che ci permettono di "alzare l'asticella" qualche centimetro più in alto di quanto avessimo mai fatto in precedenza.
  
Sul piano della “prestazione” la mia prova chiaramente non era stata esaltante, visto che il cronometro aveva registrato all’arrivo un tempo di 2h:21’:02”, ma, considerate tutte le premesse, potevo giudicarmi soddisfatto anche del fattore tempo. In fondo, anche le mie gambe, ben guidate dalla testa, avevano fatto fino in fondo il loro dovere.
     
/---/

[CLICCA QUI] per tornare al Sommario

Nessun commento:

Posta un commento