giovedì 6 gennaio 2011

Alzati e Corri - Non strafare

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Non strafare
  

Gli allenamenti procedevano in linea con le indicazioni della tabella. Ero molto soddisfatto dei miei progressi, e anche la mia "testa" sembrava reagire bene alle sollecitazioni del fisico. Alla fine della 3a settimana ero arrivato a correre per 9 minuti di seguito, che detta così può apparire una cosa da nulla, ma per me rappresentava in quel momento una sorta di "record del mondo". Si trattava di 9 minuti di corsa alternati a 3 minuti di camminata rapida, una serie ripetuta per 5 volte, per un totale di 1 ora di allenamento. La soglia dei 60 minuti aveva per me un importante valore di carattere psicologico, facendo crescere la mia fiducia rispetto alla possibilità di raggiungere il mio obiettivo: quello di correre per 10 km.
   
La sfida con il cronometro era sempre molto ardua, i minuti di corsa sembravano non passare mai, mentre quelli di camminata veloce si consumavano nel breve volgere di uno sguardo, ma erano passate solo 3 settimane e ne mancavano ancora 5 alla "grande sfida". Se avessi mantenuto quel trend di miglioramento avrei avuto buone probabilità di farcela...un mantra che ripetevo a me stesso nei momenti di positività. C'erano anche i momenti di negatività in cui pensavo di aver posizionato l'asticella troppo alta: preparare una corsa da 10 km in appena 8 settimane era un obiettivo fuori della mia portata?  In quei momenti pensavo che qualsiasi evento negativo fosse intervenuto in quel periodo avrebbe potuto vanificare i miei sforzi.
 
E in effetti l'evento negativo accadde, quasi imprevisto.
 
Il programma MeUp prevedeva al suo interno un allenamento "di gruppo" a Villa Pamhili, fissato per sabato 19 dicembre del 2010.  Mi recai all'appuntamento stabilito, ma tra tutti i partecipanti ero a questo meeting ero l'unico "esordiente". Gli altri erano tutti podisti che avevano già raggiunto l'obiettivo dei 10 km e che si stavano preparando per nuovi traguardi. Max Monaco, mi suggerì di seguire il mio programma di allenamento, che per quella giornata prevedeva 10 minuti di corsa continuata alternata a 3 minuti di camminata sportiva, il tutto ripetuto per 4 volte, senza farmi condizionare dagli altri. Un allenamento individuale in una situazione di gruppo.
 
Facile a dirsi e meno facile a farsi...mi lasciai trascinare. Mi agganciai a un gruppetto che teneva un ritmo accettabile e dimenticai il cronometro e soprattutto il programma. Ero abituato a correre solo e al freddo dell'alba, per cui ritrovarmi in gruppo e al tepore di una mezza mattinata molto calda rappresentò per me un'esperienza molto piacevole. A un certo punto la stanchezza arrivò con tutto il suo malefico carico e le mie gambe cominciarono a "presentarmi il conto", ma la mia testa non voleva saperne di mollare e rimasi agganciato a quel gruppetto. Anche il caldo si accanì contro di me, mettendomi seriamente alla prova. Il mio abbigliamento, tarato per resistere agli strali dell'inverno, non era adeguato ad una giornata che si preannunciava molto calda rispetto alla media del mese di dicembre.
  
Fu una vera sofferenza ma alla fine completai il percorso previsto per quella prova senza mai smettere di correre. A prova completata appresi che si trattava di un percorso di quasi 7 chilometri, cosa che mi face sentire molto orgoglioso di me, convinto di aver fatto un clamoroso passo in avanti verso il mio "traguardo". Inoltre avevo appreso un'importante lezione che mi sarebbe stata utile in futuro: mai coprirsi troppo nella corsa.  
 
Ma la lezione più importante che avevo appreso quel giorno non era quella legata all'abbigliamento. Avrei scoperto a mie spese che l'insegnamento più importante per un neofita della corsa è quello di "non strafare" e di attenersi alle "tabelle di allenamento". Avevo decisamente esagerato, andando ben oltre le mie possibilità di quel momento. Lo avrei scoperto con amarezza e preoccupazione il giorno dopo, al momento di scendere dal letto: una fitta al ginocchio destro mi colse alla sprovvista facendo disperdere quell'euforia che si era impadronita di me il giorno precedente. 
 
Quel dolore divenne parte di me e della mia sfida, rischiando di compromettere il mio programma di allenamento. Decisi di andare avanti cercando di ignorare quel dolore, ma ogni sessione di allenamento si trasformava in un calvario. Quella sensazione non mi abbandonava mai, in nessun momento della giornata. Ma la cosa peggiore non era il dolore in sé, ma il senso di minaccia che quel dolore si portava dietro.
 
Valutai l'ipotesi di consultare un medico, ma immaginai che qualsiasi medico mi avrebbe prescritto un periodo di riposo e io non avevo "tempo" per riposare. Ormai quella sfida mi era entrata dentro e volevo vincerla ad ogni costo. Dopo la Corsa di Miguel avrei affrontato seriamente la questione.
 
Passavano i giorni e il dolore non mi mollava. Mi ero quasi convinto, con un processo di "autodiagnosi", che si trattasse di un problema al menisco e questo aumentava la mia angoscia. Continuai così per tutto il periodo natalizio, fino al 6 gennaio del 2011, il giorno dell'Epifania. Quel giorno tornai a casa dall'allenamento veramente provato e pensai che la solita terapia con il ghiaccio non sarebbe stata sufficiente. Decisi di ricorrere a un antinfiammatorio, cosa che fino a quel momento avevo accuratamente evitato ricordando i problemi che gli antinfiammatori mi avevano provocato in passato.
 
In serata mi resi conto che il dolore era scomparso, dal mio ginocchio e dalla mia testa, e l'effetto benefico si prolungò fino al momento di andare a letto. La vera sorpresa la ebbi il mattino successivo. Il dolore si era clamorosamente ridimensionato: al tatto potevo ancora percepire l'indolenzimento, ma ero tornato a camminare senza problemi.
 
Il giorno dopo andai a correre con grande cautela ma completai l'allenamento senza problemi. Ero fuori dal tunnel nel quale mi ero infilato quel sabato a Villa Pamphili. Ero incredulo, e soprattutto più confidente rispetto alla mia sfida. Avevo superato l'evento negativo dopo 18 giorni di sofferenza e ora dovevo dare tutto quello che avevo in quelle due settimane che mi separavano dalla Corsa di Miguel.
 
Tenni in mente le due lezioni apprese in quel periodo, quella di non coprirsi troppo e quella di non strafare, mi avrebbero aiutato in futuro.
 
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