sabato 22 gennaio 2011

Alzati e Corri - Il conto alla rovescia

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Il conto alla rovescia
  

Le giornate scorrevano velocemente e la "grande sfida" si avvicinava. Avevo iniziato il 27 novembre con un primo allenamento di 21 minuti, alternando un minuto di corsa a due minuti di camminata veloce, e in poche settimane avevo maturato la capacità di allenarmi per un'ora, con frazioni di corsa continua di oltre mezz'ora.
 
A due settimane dalla Corsa di Miguel, realizzai il cambiamento che era intervenuto in me. Mi sentivo molto più leggero e avevo la sensazione che le gambe volassero sui sentieri battuti del Parco delle Sabine. Questa sensazione mi dava conforto e fiducia, eppure non riuscivo a scrollarmi di dosso un senso di angosciosa incertezza.
 
Avevo infatti il pieno controllo del "tempo", ma nessuna idea della "distanza". Sapevo cioè quanti minuti ero in grado di correre, ma non sapevo quale fosse il mio ritmo di allenamento e quindi la distanza percorsa in quel tempo. Non avevo mai avuto modo di misurare le mie "prestazioni" e quindi non sapevo se quei fatidici 10 km fossero realmente alla mia portata.  
 
Positività e negatività si confrontavano costantemente fra loro con esiti alterni. Ce la faccio, non ce la faccio, sì ce la faccio, no non ce la faccio. Ogni giorno sfogliavo la mia personale "margherita". In questa alternanza tra certezze e incertezze giocavano il loro ruolo anche i miei amici: dai loro sguardi traevo fiducia oppure sconforto.
  
A darmi le maggiori certezze c'era proprio Max, il mio mentore, ma da lui non potevo aspettarmi altro.

Contavo i giorni che mi separavano da questa prova che improvvisamente aveva assunto grande importanza. Quel traguardo simboleggiava nella mia mente l'uscita da un tunnel in cui ero entrato un anno prima.  

Sabato 22 gennaio mi recai nella sede della Podistica Solidarietà a ritirare il pettorale. Quella procedura, che con il tempo sarebbe diventata un'operazione di routine, quel giorno assunse un significato particolare. In mezzo a tanta gente iniziai a respirare il clima della competizione cosa che provocò un picco adrenalinico che ancora oggi posso percepire.
 
A casa continuai a guardare quel pettorale sul quale era stampato il mio nome e cognome, e il numero che avrebbe segnato il mio esordio: 2891. Prima di andare a dormire lo fissai sulla canotta orange, un'operazione che allora risultò complicatissima.
 
Il conto alla rovescia era ormai terminato. Il tempo delle chiacchiere era finito, era venuto il momento di correre.
    
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