lunedì 22 settembre 2014

Io lo so che non sono solo anche quando sono solo

Ho voluto aprire questo mio personale resoconto sulla Maratona Alzheimer con queste parole rese famose da Jovanotti, perché secondo me racchiudono il senso della mia partecipazione a questa manifestazione podistica. 

Già, perché per la prima volta da quando ho iniziato a correre mi sono ritrovato a partecipare ad una corsa podistica senza conoscere nessuno, ma proprio nessuno, eppure neanche per un solo momento di questa mia partecipazione mi sono sentito solo. Principalmente perché quando si prende parte a una corsa con delle finalità così importanti si diventa inevitabilmente parte di un insieme, perché solo insieme si può raggiungere una finalità. In questo caso la finalità era ben espressa dal motto della manifestazione "Insieme...per cancellare il silenzio". 

E poi ogni volta che indosso i "panni del runner", abbinando la passione podistica ad una finalità solidale, sento di essere accompagnato dai miei amici e compagni della Podistica Solidarietà, della Tibur Ecotrail e dell'AMIP, cioè tutte quelle persone con le quali in questi anni ho potuto coltivare questo fantastico binomio tra corsa e solidarietà. Non posso neanche dimenticare tutti gli amici "facebookiani" che hanno sottolineato questa mia partecipazione con i loro "mi piace" oppure con commenti a volte anche troppo generosi nei miei confronti.  
  
Per me la battaglia contro l'Alzheimer ha un significato profondo, perché è una sorta di rivincita contro una malattia carogna che mi ha portato via l'affetto più grande, quello di mia madre, condizionando il nostro rapporto per molti anni, troppi. Ricordo ancora quei momenti di vuoto che andavano aumentando inesorabilmente. Ricordo ancora quella vana ricerca di una terapia che potesse rallentare il progredire della malattia. Ma soprattutto ricordo con estrema sofferenza il momento in cui il suo sguardo posato su di me era lo stesso con cui ognuno di noi incrocia lo sguardo di un perfetto sconosciuto. Io questa malattia la odio e non potevo esimermi dal testimoniarlo, esprimendo solidarietà verso tutti coloro che ne sono affetti e verso coloro che ne pagno le conseguenze.
  
Quindi questa volta ho corso nel ricordo di mia madre, una presenza che ho sentito forte soprattutto nel momento di maggiore difficoltà e sofferenza, quando le mie gambe non ne volevano più sapere di avanzare, quando ho dovuto chiedere al cuore di darmi quelle risorse supplementari di cui avevo un estremo bisogno.
  
E poi all'arrivo, c'era la mia famiglia ad aspettarmi, che ha voluto seguirmi in questa "spedizione", dandomi una motivazione in più per arrivare al traguardo. E sono certo che all'arrivo, lì da qualche parte, ci fosse anche mio padre, che questa malattia l'ha odiata certamente più di me, per aver distrutto le sue legittime aspirazioni di una vecchiaia serena.  
  
Insomma, come potevo arrendermi, nonostante la fatica, il caldo, la sete, e sopratutto nonostante i 30 km, che al momento erano ancora fuori della mia portata. Sarei arrivato anche strisciando sui gomiti, e invece sono riuscito ad arrivare con una corsa ancora "dignitosa", con un tempo "decente", anche se condizionato dalle mie un po' troppo lunghe soste ai ristori, con le quali cercavo di soddisfare il mio bisogno di acqua. 
  
Chiudo questo mio resoconto complimentandomi con l'organizzazione, che ha gestito egregiamente una manifestazione che di fatto era un concentrato di eventi. Tre prove competitive (42k, 30k, 16k), una prova di nordic walking e una passeggiata aperta a tutti. Un'organizzazione perfetta, favorita certamente dalla cultura civica e sportiva della popolazione locale che ha vissuto questo evento con grande senso di rispetto e partecipazione, nonostante gli inevitabili disagi a cui è stata sottoposta. Agli Amici di Casa Insieme va il mio plauso per avere realizzato un evento che va nella giusta direzione, quella di "cancellare il silenzio".

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