sabato 27 novembre 2010

Alzati e Corri - Il primo allenamento

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Il primo allenamento
 
E così eccomi lì, intenzionato a provare una "nuova strada" per ritrovare il mio benessere.
 
Allora non avrei potuto immaginare che, in quella direzione, avrei fatto così tanta strada. Chilometri e chilometri, nel tentativo di "stare bene", sia fisicamente sia psicologicamente, perché se si vuole ottenere un risultato consolidato, la dimensione fisica e quella psicologica devono svilupparsi in modo equilibrato. Non avrei mai creduto che la corsa mi sarebbe "entrata dentro" in quel modo, diventando un riferimento costante della mia vita.

Anzi, se proprio la vogliamo dire tutta, mi accingevo a fare quel tentativo, pensando a uno dei miei tanti tentativi fatti nella stessa direzione. Devo dire che nella mia vita le avevo provate un po' tutte per sentirmi meglio, dalle discipline sportive più disparate ai regimi alimentari più sconosciuti. Tra i miei amici ero famoso per le mie "infatuazioni" ma non certo per la costanza con cui perseguivo questo grande obiettivo.  Mi avvicinavo alla corsa con lo stesso approccio e quindi anche con lo stesso disincanto che ormai avevo maturato negli anni. 

Ma torniamo alla tabella di allenamento. Come tutto ciò che può essere classificato come un "buon proposito", anche il programma ricevuto da Max era strutturato in settimane e quindi per iniziare di "lunedì". Però, e questa era una vera anomalia, prevedeva un allenamento facoltativo da effettuarsi nel weekend precedente, e considerato che nella tabella veniva imposta la logica dell'alternanza dei giorni di allenamento e di riposo, quell'allenamento facoltativo non poteva che essere svolto di sabato.
 
Va detto che la tabella era veramente "subdola", perché al suo interno era strutturata per fornire una risposta a tutti gli alibi che tipicamente abbondano nella mente del divanista. I primi allenamenti erano molto brevi e a bassa intensità e poi veniva fortemente sconsigliato qualsiasi comportamento "eccessivamente sportivo". Nelle pagine che costituivano il programma di allenamento Me-Up abbondavano frasi come: "non andare mai oltre i tempi e i ritmi consigliati...", "non fare mai due giornate di allenamento consecutive...". Insomma quella tabella di allenamento era maledettamente "rassicurante" anche per uno che come me non pratica sport da molti anni.
 
Dopo aver letto e riletto i contenuti di quella tabella e nonostante il mio tormento interiore, decisi che sabato 27 novembre sarebbe stato "il grande giorno", il giorno in cui avrei iniziato la mia nuova avventura.
 
La parte razionale della mia mente tentò un ultimo estremo atto di resistenza: venerdì sera mi resi infatti conto che non avevo un equipaggiamento adatto allo scopo. Mi recai in cantina alla ricerca di materiale sportivo adeguato, forse con la speranza interiore di fallire e di dover rimandare ancora l'appuntamento fatale con la corsa. La mia cantina è una specie di "museo delle occasioni fallite" e in mezzo alle tante cose inutili che ne saturano gli spazi, è infatti possibile reperire un equipaggiamento specializzato per ognuna delle discipline sportive previste dalla lista degli sport del Comitato Olimpico, a parte la corsa.
 
La tabella non dava peso alla questione dell'equipaggiamento, tranne che per le scarpe, che rappresentano una vera ossessione all'interno della comunità podistica. Secondo questa forma di ossessione, correre anche solo 10 minuti senza avere una scarpa adatta al proprio fisico e alla propria postura significa compromettere per sempre le proprie capacità deambulatorie. 
 
Cercavo di richiamare le decine di consigli che avevo trovato su Internet, mentre scartavo la maggior parte degli indumenti che uscivano fuori dalle decine di borsoni che popolano la mia cantina e che ormai sono un tutt'uno con essa. Scartai le polo tennistiche, le scarpe da golf, i k-way multidisciplinari, rassegnandomi infine a ricorrere alla mia dotazione "calcistica". Un "pallonaro" come me alla fine non poteva che sentirsi maggiormente a suo agio con il materiale tipico di questo sport. 
 
Tranne che per le scarpe, selezionate tra le decine di paia di scarpe da ginnastica che ormai risiedevano in stato di abbandono nella mia cantina, il resto dell'abbigliamento scelto era una selezione un po' accozzagliata del mio passato calcistico. E non mi feci mancare neanche uno dei principali abbinamenti preferiti dal "calciatore in allenamento": il pantaloncino da calcio sopra la "mezza tuta". Ricorsi anche al "mitico" cronometro che aveva accompagnato la mia esperienza di "dirigente accompagnatore", un cronometro con per le sue dimensioni extra-large non sembrava così adatto a scandire i tempi della mia esperienza podistica.
  
Il mio equipaggiamento era molto arrangiato, ma in fondo anche l'ultimo dei miei alibi era crollato: il 27 novembre del 2010 entravo nel Parco delle Sabine per il mio primo allenamento podistico.
  
Un minuto di corsa e due di camminata veloce da ripetere sette volte, per un totale di 21 minuti di allenamento. Affrontai la prova in "scioltezza" anche se trovai conferma di tutte le teorie sulla relatività del tempo: il minuto di corsa era infatti molto più lungo dei due minuti di camminata veloce, maledettamente rapidi.  
 
Alla fine dell'allenamento mi resi conto con piacere di essere nelle condizioni di fare ancora qualche ripetizione, ma il diktat previsto dalla tabella risuonò forte nella mia mente: "Non andare mai oltre i tempi e i ritmi consigliati!!!", e quindi me ne tornai a casa con un passo così lento da non lasciare dubbi sul fatto che la mia sessione di allenamento fosse già terminata.
 
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