giovedì 18 novembre 2010

Alzati e Corri - La scossa

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo La scossa
 
 
Ritorniamo a quel fermento che covava nel mio "io" più profondo, così profondo da restare dentro di me senza emergere e trasformarsi in un azione concreta che restituisse dinamicità al mio fisico.
 
Serviva quindi un fattore scatenante in grado di attivare una reazione energetica che mi consentisse di superare il mio stato di inerzia e di sollevarmi definitivamente dal divano.
 
Il fattore scatenante fu rappresento da una persona in carne e ossa, un collega di lavoro che per pura passione aveva intrapreso un percorso da “motivare”: Max Monaco, ideatore del progetto MeUp (oggi evoluto nel progetto 6più). Questo progetto trovava la sua concretizzazione in un seminario motivazionale che usava la corsa come stimolo per rimettersi in gioco, abbandonando quelle che Max definiva le convinzioni limitanti.
 
E così il 18 novembre del 2010 mi ritrovai quasi per caso in una enorme sala gremita di gente a seguire la performance di Max “il motivatore”. La mia partecipazione fu caratterizzata da un certo scetticismo, tipico di una mente razionale come la mia, troppo razionale per lasciarsi coinvolgere in quella che all'apparenza sembrava quasi una terapia di gruppo. A onor del verso devo dire che alcune parti del programma avevano attirato la mia attenzione, ma non furono sufficienti ad abbattere completamente le mie barriere difensive.
 
Ogni tanto Max richiamava questa sfida podistica che consisteva nella partecipazione ad una gara di 10 km, rafforzando ulteriormente il mio sistema difensivo. Max affermava che per raggiungere l’obiettivo sarebbero stati sufficienti solo due mesi di preparazione, perdendo ai miei occhi molta della credibilità che aveva acquisito nella parte iniziale del seminario. In quel momento nella mia testa 10 km di corsa corrispondevano in termini di difficoltà alla scalata del Monte Everest, un’impresa al di fuori della mia portata. Pensare di scalare il Monte Everest con due mesi di preparazione era un’assurdità e in quel momento Max, più che un motivatore, mi sembrava un millantatore, uno spacciatore di illusioni. Anche la proiezione di immagini che rappresentavano persone comuni che avevano tagliato quel fatidico traguardo rafforzate dalle testimonianze in sala, non erano state sufficienti a convincermi della fattibilità del progetto.
 
E poi avevo tutto il “rosario” dei mie alibi da utilizzare, a partire dal più efficace di tutti, quel “non ho tempo” che escludeva ogni possibilità di replica.
 
Alle mie spalle era seduto un mio ex collega che sembrava avesse deciso di recitare il ruolo del “grillo parlante”. Ogni volta che Max ritornava a parlare della sfida podistica, il "grillo parlante" si avvicinava al mio orecchio per sussurrarmi un “dovresti provarci”.
 
Devo precisare che la gara prescelta da Max per questa sfida era la “Corsa di Miguel”, una corsa che aveva un elevato valore simbolico essendo dedicata alle vicende di un ragazzo argentino che per la sua voglia di libertà era diventato una vittima del sanguinario regime di Jorge Rafael Videla, diventando uno dei tanti “desaparecidos”.  Conoscendo bene le mie idee e i miei valori, il "grillo parlante" usava argomentazioni ancora più subdole per indurmi a partecipare, giocando sulle mie emozioni. Ad un certo punto mi ritrovai a pensare che fosse pagato da Max come reclutatore di vittime innocenti da asservire alla sua causa.
 
Comunque per evitare eccessivi coinvolgimenti abbandonai il seminario poco prima che si passasse ad illustrare il programma di allenamento. Quella parte non mi riguardava. Almeno così pensavo in quel momento, ignorando che ormai il virus della corsa mi era stato inoculato e che sia ”il motivatore” sia “l’agente reclutatore” avevano ottenuto il loro obiettivo, e una nuova anima dannata era destinata a finire nel “girone dei runner”.

Passai un weekend nel mia solito stato di inquietudine, quello che si impadronisce di me tutte le volte che una nuova idea comincia a farsi strada e a prendere il sopravvento. Il lunedì mattina feci una mossa che sarebbe risultata decisiva, anche se continuavo a negarlo pure a me stesso. Inviai una mail al “motivatore” chiedendogli di poter vedere la tabella di allenamento...ma solo per curiosità.
 
Per tutta risposta ricevetti una mail che conteneva una sorta di “contratto morale” con il quale mi impegnavo a perseguire l’obiettivo di tagliare il traguardo di una gara di 10 km, che nel caso specifico la già citata Corsa di Miguel, nei tempi imposti dalla tabella.
 
Rimasi spiazzato e replicai a quella mail rifiutando l’accordo, e giustificando questo mio rifiuto con un elenco infinito di alibi. Utilizzai anche il “c’ho avuto la malattia…” di sordiana memoria, facendo riferimento alla malattia autoimmune che alcuni anni prima aveva attaccato duramente le mie articolazioni, creandomi seri problemi di deambulazione.
 
Quello scambio di mail sembrava mettere definitivamente la parola fine ad ogni mia ambizione podistica. Invece il “motivatore” ne sapeva una più del diavolo ed era sempre più determinato a impossessarsi della mia anima. Così nonostante il mio rifiuto a sottoscrivere “il contratto”, mi inviò una nuova mail che includeva la famosa tabella di allenamento.

Ormai il virus si era insinuato nella mia mente e mi ritrovavo spesso ad aprire e rileggere quella tabella di allenamento cercando un motivo valido per non aderire al programma, ma più la leggevo e più mi convincevo che in fondo l’impresa si poteva tentare.
 
Ripensai mentalmente alle parole della mia reumatologa, parole pronunciate tanto tempo prima, ma scolpite nella mia memoria: “Lei in futuro dovrà evitare gli sport traumatici o comunque quelli che sollecitano troppo le articolazioni, per intenderci niente calcio, tennis e soprattutto niente corsa”.
 
Allora quelle parole non mi avevano infastidito troppo, pensavo che si potesse sopravvivere senza sport, e poi la corsa non mi era mai piaciuta, l’avevo sempre trovata noiosa. Anche quando giocavo a calcio, da ragazzo, la cosa che avevo sempre odiato di più erano i “giri di campo” che precedevano ogni allenamento.
/---/

[CLICCA QUI] per tornare al Sommario