sabato 27 novembre 2010

Alzati e Corri - Mi raccomando...le scarpe!

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo Mi raccomando...le scarpe!
 
Ero molto soddisfatto di quel primo allenamento e una sorta di entusiasmo stava crescendo in me. Durante quel sabato il mio pensiero andò molto spesso alle sensazioni provate durante quei 21 minuti.
 
La sera ne parlai con un amico che aveva il "vizio della corsa" e come tutti i "drogati di questa disciplina" mi travolse con i suoi racconti e soprattutto con la descrizione delle sue performance. Allora non potevo afferrare il senso dei suoi "4.00 a km", ma il suo entusiasmo non arginabile risultò contagioso rispetto al mio.
 
Poco prima del congedo mi fece una domanda scabrosa: "con che scarpe hai corso?". Cercai di cambiare argomento, ma un runner non molla mai sulla questione delle scarpe. Confessai di essermi allenato con un paio di scarpe da ginnastica qualsiasi, esponendomi al suo deciso rimprovero e alla descrizione di tutti i possibili infortuni a cui andavo incontro. In quel momento mi tornarono in mente le raccomandazioni di Max, codificate anche nella sua tabella di allenamento. Mi sentivo un po' meno entusiasta e un po' più angosciato.
 
Quando ci salutammo il mio amico mi salutò con un secco: "mi raccomando...le scarpe!".
 
Questa frase è stata quindi una sorta di “leit motiv” che ha accompagnato il mio approdo al podismo. Sin dalla prima sessione di allenamento, mi sono sentito ripetere questa raccomandazione: “c’è una sola cosa importante nella corsa… le scarpe!”.
  
Dopo una ventina di giorni che mi allenavo, preparandomi all’esordio nella “Corsa di Miguel” sono stato afflitto da un dolore insistente al ginocchio che è scomparso solamente dopo un paio di settimane. In quel periodo mi sono consigliato con altri podisti più esperti di me e tutti mi hanno ripetuto la solita domanda: “ma che scarpe usi?”.  
 
Inutile dire loro che le mie erano scarpe di livello, scelte con accuratezza sulla base del mio stile di corsa, delle mie caratteristiche fisiche; la perplessità rimaneva leggibile negli sguardi dei miei interlocutori oppure nei silenzi che intercorrevano nelle telefonate.
  
Prima della Roma-Ostia chiamai un mio amico che faceva servizio volontario nella Croce Rossa, per sapere se fosse presente nel percorso e magari a quale chilometro; seguendo una tipica abitudine italiana avevo pensato che una raccomandazione alla Croce Rossa non facesse poi così male. Chiaramente si trattava di un modo scherzoso di esorcizzare la mia tensione della vigilia. Il mio amico confermandomi la presenza mi dava il suo consiglio da esperto: “mi raccomando, scarpe e calzini buoni, altrimenti ti riempi di vesciche”.
 
Praticamente un’ossessione!
  
Ogni volta che sentivo ripetere questa frase mi tornava alla mente una storia che mi raccontava mio zio, quando ero bambino. Era la storia di un’atleta etiope che nel 1960 aveva vinto la Maratona olimpica di Roma correndo scalzo. Si trattava del mitico Abebe Bikila. La sua fu una grande impresa anche perché era il primo atleta africano ad aggiudicarsi una medaglia d’oro olimpica.
   
Molti hanno di questa atleta un’immagine falsata, di uno sprovveduto che non conosceva l’uso delle scarpe, anche per l’atteggiamento della stampa di allora. Invece si trattava di un’atleta molto accorto, che decise di correre scalzo per una precisa scelta tecnica concordata con il suo allenatore, lo svedese Niskanen, anche per riprodurre il suo tipico stile di allenamento. Interrogato su questa curiosa scelta alla fine della gara, l’etiope rispose in modo abilmente retorico: “Ho voluto che il mondo sapesse che il mio Paese, l’Etiopia, ha sempre vinto con determinazione ed eroismo.”
  
Bikila chiuse la Maratona di Roma con il tempo di 2h 15’ 16”, nuovo record del mondo. Un grande atleta che quattro anni dopo, all’Olimpiade di Tokyo, bissò il suo successo, correndo stavolta con un paio di scarpe. Il vincitore della Maratona di Roma 2010, Siraj Gena, per onorare i 50 anni dalla vittoria delle Olimpiadi del 1960 decise di tagliare il traguardo senza scarpe.
  
Sono andato un po' avanti, introducendo il problema al ginocchio e la Roma-Ostia. Torniamo indietro al primo allenamento e al problema delle scarpe. Quella sera avevo preso coscienza di un problema che rischiava di troncare sul nascere la mia "carriera" podistica.  
 
Il giorno dopo avrei affrontato il problema delle scarpe.
 
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