sabato 18 marzo 2017

Un ricordo di Fabio, il TOP degli amici

Villa Pamphili nel pieno della stagione primaverile, ma con una calura estiva; una pessima combinazione per un soggetto allergico come me. Eppure non volli rinunciare a quella corsa solidale, organizzata dalla mia società per conto dell'AIRC.

Mancava un chilometro all'arrivo, ma ero visibilmente distrutto e praticamente senza fiato. Mi sembrava ancora troppo lontano quel traguardo e la mia testa mi mandava messaggi molto chiari. Una canzone di Claudio Baglioni dice "Strada facendo vedrai, un gancio in mezzo al cielo", e nel mio caso quel gancio fu una mano tesa, che mi invitava a non mollare. Alzai appena la testa e vidi un podista sconosciuto, ma con una canotta orange, come la mia. Presi quella mano, e accettai il suo traino fino al traguardo.

Nello sport c'è una storica diatriba, quella che ha diviso i tifosi di Coppi e Bartali. Una foto li immortala nell'atto di scambiarsi una borraccia, ma nessuno ha mai potuto determinare con certezza "chi passò la borraccia a chi". Questo equivoco potrebbe crearsi anche guardando la foto che immortala me e il mio sconosciuto compagno di squadra arrivare mano nella mano al traguardo. Ma in questo caso il dubbio non esiste, fu Fabio a trascinarmi fino alla linea di arrivo.

Nacque così una bella amicizia, fondata sulla "corsa", ma non certo focalizzata sull'aspetto agonistico che caratterizza ogni disciplina sportiva, ma sulla componente umana e sociale. Il piacere di stare insieme e di fare uno sport per puro divertimento, senza stress e soprattutto con la capacità di sdrammatizzare ogni situazione.

Ricordo un episodio molto significativo, che rappresenta molto bene lo spirito con cui Fabio interpretava la corsa. Avevo deciso di correre il Trail di Sante Marie, il mio primo trail. Ero quasi spaventato all'idea e cercai un conforto da uno che in fondo sulle corse "la pensava come me". La conversazione la ricordo ancora bene e la posso riassumere in questo modo:

M. <Pronto Fabio, sono Maurizio, domenica vieni con me a Sante Marie?>
F.  <Sante Marie? e 'ndo sta'?>
M. <In Abruzzo>
F. <E che c'annamo a fa'?>
M. <Ci sta un trail>
F. <Un trail? E che è un trail?>
M. <Una corsa nei boschi, mi hanno detto che è divertente, anche se c'è da fatica'>
F. <E quanti km so'>
M. <18!>
F. <18? E chi ja fa>
M. <Che te frega fabbie', se non ja famo, camminamo. E poi c'è un pasta party da paura...>
F. <Va be' se c'è il pasta party vengo, a che ora se vedemo?>.


Già, perché nella sua classica ironia la parte godereccia di una gara, il mangiare, il caffè o la sigaretta prima di partire, era una componente basilare del suo personaggio.

Quel giorno scoprimmo insieme il Trail e la sua durezza. A metà gara, in una lunga discesa, ci perdemmo di vista, e quando arrivai al traguardo venni colto da un senso di angoscia, perché ero seriamente preoccupato per lui. Mi sentivo in colpa e avevo paura di averlo coinvolto in un'avventura più grande di lui. E così lo aspettai con trepidazione davanti al traguardo e non mi tranquillizzai fino a quando non lo vidi arrivare.

Condivideva l'ultima posizione con il marciatore Romano Dessì, e arrivarono scortati da due "butteri" a cavallo. Una scena memorabile. Appena varcato l'arco di arrivo mi disse: <E la pasta 'ndo sta?>. E così ci recammo insieme a ritirare la nostra razione di Pasta all'Amatriciana, che ci mangiammo con grande soddisfazione.

E poi ricordo molto bene anche la Maratona di Roma corsa insieme per quasi metà gara. Aveva paura di rallentarmi, perché era un generoso, e quindi in quei primi 20 chilometri cercò più volte di staccarsi, rallentando vistosamente. Al 20' mi disse di non farcela più e quindi mi esortò a procedere con il mio passo, cosa che feci a malincuore, perché avevo pensato di arrivare insieme a lui. Comunque non si arrese, mantenne il suo passo e concluse la sua Maratona, entrando ufficialmente nel club dei maratoneti.

Quanti ricordi raffiorano nella mia mente, mentre stento ancora a realizzare la sua prematura scomparsa. Al suo funerale, con gli altri runner, soprattutto con Angelo, il suo migliore amico, abbiamo ricostruito tanti episodi, e nonostante quel macigno che avevamo nel cuore, non abbiamo potuto fare a meno di ridere. E sono certo che Fabio, con quella sua tipica aria scanzonata, sarebbe stato felice di essere il protagonista dei nostri racconti, ma soprattutto di averci visto sorridere.

Sono certo che Fabio continuerà a vivere nei nostri cuori e nei nostri ricordi, ma sono altresì certo che ogni volta che ognuno di noi si troverà in difficoltà, potrà trovare una mano tesa per tirarlo fino al traguardo. La mano del TOP, come tutti noi continueremo a chiamarlo.

Riposa in Pace.

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