venerdì 20 maggio 2011

Alzati e Corri - La corsa è libertà

Alzati e Corri
dal divano alla Maratona in 365 giorni
Capitolo La corsa è libertà
 
Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo… che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo… (dalla canzone “La Libertà Di Volare” dei Nomadi)
 
La corsa è libertà. Se frequentate un runner, avrete certamente sentito ripetere questa frase, anche in modo ossessivo, nel tentativo disperato di condensare l'essenza più profonda della corsa.

Del resto la libertà è forse il valore più importante della vita umana, un valore per il quale molti uomini, nella lunga storia dell’umanità, hanno trovato la forza di sacrificare un altro valore supremo, quello della propria vita.  A pochi mesi dal mio ingresso nella comunità dei runner potevo confermare che la corsa è in grado di regalare una grande sensazione di libertà.
 
Sono certo che queste riflessioni sulla libertà hanno percorso la testa di molti tra i podisti che hanno varcato gli alti cancelli della Casa Circondariale di Rebibbia per prendere parte ad una speciale edizione di Vivicittà, la grande kermess podistica organizzata dalla UISP. Questa particolare edizione si svolge all’interno del complesso penitenziario romano e consente un confronto sportivo e umano tra uomini liberi e uomini che invece la libertà l’hanno persa. Storie umane apparentemente molto diverse tra loro, che per alcune ore si incrociano, eliminando ogni diversità.
 
Già… perché quando gli uomini mettono fondo alle loro risorse fisiche e mentali, affrontandosi in una competizione leale, la loro storia personale non conta più nulla. Quegli uomini sono veramente uguali e uniti dall’unica cosa che è in grado di superare tutte le barriere umane: lo sport.
 
Ma questo evento non è stata solo corsa, è stata tante cose di più. E’ stata un momento di socializzazione, di dialogo, di speranza, che poi è anche l’unica cosa che può restituire all’uomo la sua dignità e la sua libertà. A questo proposito mi piace citare la frase pronunciata dal protagonista del film “Sulle Ali della Libertà”: “la paura ti rende prigioniero, la speranza può renderti libero”.
 
E tutti coloro che hanno preso parte a questo straordinario momento non hanno avuto paura. Non hanno avuto paura di confrontarsi, di correre insieme, di sfidare il caldo e le insidie del percorso, di soffrire, di ridere, di parlare, di applaudire, di bere e di mangiare insieme. Dentro quelle mura si è vissuto un momento di grande speranza e alla fine della giornata quelle mura erano un po’ più basse del normale e attraverso di esse si poteva intravedere l’orizzonte.
 
Il Vivicittà Rebibbia è stato poi un modo di ribadire il binomio tra podismo e solidarietà, la possibilità di unire una grande passione, come quella podistica, con una enorme motivazione, come quella solidale. Un evento che ha del miracoloso, perché supera tutte le difficoltà  e tutte le differenze. Una sorta di miracolo umano e sportivo i cui meriti vanno ascritti in parte alla UISP Roma e in parte alla volontà di Giovanni, un “podista solidale” che dentro Rebibbia ci lavora, e che ha speso molte delle sue energie nell’organizzazione di questa gara, disegnando e poi preparando il percorso. Era bellissimo guardare gli occhi di Giovanni alla fine della giornata; erano pieni di legittima gioia, di quella soddisfazione che solo gli uomini “ricchi dentro" possono provare quando sanno di aver realizzato qualcosa di importante: quegli uomini che fanno le cose con il cuore e non solo perché le devono fare.
 
Ma attenzione, l'aspetto sportivo di questa gara non può essere sottovalutato, con prestazioni importanti nonostante le difficoltà del percorso. Si è trattato di una gara vera, con la prova non competitiva dominata dagli atleti detenuti, e la competitiva ad appannaggio degli atleti “venuti da fuori”.
 
Ora seguendo il filo logico di questo grande racconto dovrei parlare della mia prova sportiva, su quanto questa prova possa aver contribuito alla mia "preparazione" verso la Maratona di Firenze. Invece non lo posso fare, perché a causa della mia allergia ho ritenuto saggio "abbandonare" dopo appena 4 km, affrontando il primo "ritiro" della mia giovane carriera podistica. Eppure sono certo che questo evento abbia fornito un grande contributo nel percorso verso Firenze, perché ha contribuito a dare valore al mio impegno podistico, rendendolo ancora più solido.

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